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Old 24-Jan-23, 14:25
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Default Re: Un corso di mixed wrestling

12
Il terzo incontro fu il più particolare.
Una delle ragazze si era avvicinata a te, ti aveva parlato in un orecchio, e tu l’avevi indicata per il match successivo.
Poi, senza esitazione, indicasti uno del gruppo maschile.
La ragazza era carina, come tutte del resto, ma aveva un fisico massiccio, guardandola veniva da pensare che, se quella lì ti metteva sotto, sarebbe stato molto difficile spostarla.
Lui era alto e muscoloso, e sembrava anche piuttosto agile. All’inizio, vedendo chi era la sua avversaria, ebbe un risolino trattenuto, ma ben presto gli passò la voglia di ridere…
Con sorpresa di tutti, ma non della ragazza, dicesti che quel match l’avresti arbitrato tu. Sul momento la tua decisione mi sorprese, ma poi, vedendo come si svolgeva il combattimento, ne intuii la ragione, ed ebbi una conferma di quanto sai essere perfida, anche se stavolta per fortuna la vittima non ero io…
La ragazza si avventò come una furia sull’avversario, e gli fece un placcaggio in stile rugby, facendolo crollare a terra.
Il match era appena iniziato e l’uomo era già in grave difficoltà.
Infatti lei era montata su di lui, e, confermando l’impressione inziale, si rivelò impossibile da spostare. Lui si sforzò, si agitò, si divincolò, puntò le gambe, me non ci fu niente da fare... lei aveva ormai preso il sopravvento, lo teneva nelle sue grinfie, e, come si capì immediatamente, aspettava da molto tempo quel momento…
“Allora, fustone, non mi tocchi il culo? Non allunghi le mani sulle mie tette? Non mi dici che sono una grassona?”.
Credo che a lui si gelò il sangue, quando si sentì dire quelle cose, davanti a tutti, mentre giaceva impotente sotto di lei.
Si girò verso di te, con uno sguardo implorante aiuto, ma tu eri impassibile e distaccata, e ti limitavi ad osservare la scena.
Allora il poveraccio cercò di rabbonirla.
“Ti chiedo scusa, capisco che ho sbagliato… che ti ho offesa… ti prego, perdonami, non succederà più…”
“Ok. Scuse accettate… ma questo non fermerà il nostro piccolo match, tesoro…non ti dispiace se ti ammorbidisco un poco, vero? magari ti piacerà…”
Non credo che al malcapitato sia piaciuto quello che lei gli fece, ma di certo se ne ricorderà a lungo…
Cominciò con l’ammorbidimento, come gli aveva annunziato.
Gli montò sulla faccia e gli coprì le vie respiratorie, tenendogli gli occhi aperti con i pollici. Lo tenne così a lungo, costringendolo a guardarla mentre lo dominava, fin quando lui cominciò ad agitarsi furiosamente ed a scalciare impotente…
Ma era solo l’inizio.
Lei si girò su se stessa e gli cavalcò la faccia in posizione inversa, e gli rifece il trattamento, lo soffocò sotto il suo grosso culo finché lui non iniziò a tappare disperatamente e ad agitare convulsamente le gambe …
“Molto bene, tesoro, questo era l’inizio, adesso facciamo sul serio… mi aspetto una forte resistenza da parte tua…”
Era solo una perfida presa in giro. Lui era semi asfissiato, ormai incapace di qualunque reazione, e boccheggiava.
E tu non intervenivi…
La donna si accanì sulla sua preda, ormai inerme, e sciorinò tutto il suo repertorio di cattiveria e di perfidia femminile, sempre con la tua connivenza.
Gli applicò forbici terrificanti al corpo ed alla testa in tutti i modi possibili ed immaginabili, lo strangolò crudelmente in tutte le posizioni, lo soffocò più e più volte implacabilmente, con tutte le armi a sua disposizione...
Erano tutte prese lecite, ma lei le portava ogni volta fino alle estreme conseguenze, e si limitava a lanciarti uno sguardo per capire quando doveva fermarsi.
Tu non intervenisti neanche una volta, era la ragazza che allentava le sue prese micidiali un momento prima di arrivare a conseguenze pericolose per la sua vittima.
Era chiaro che c’era un’intesa con te, e tu la lasciavi fare…
Tutti guardavamo come ipnotizzati quel massacro.
Le ragazze, eccitatissime, incitavano a gran voce la loro amica…
“Fagliela vedere a quel maiale! Fallo piangere! Distruggilo! Ammazzalo! Continua così, nessuna pietà!”.
Gli uomini erano inorriditi, ogni tanto guardavano verso di te, e ti chiedevano di fermare quel massacro, ma tu non intervenivi, e questo li atterriva ancora di più…
“Ehi, basta! Lo sta ammazzando… non è più in condizioni di resistere… lei ha vinto, perché deve accanirsi in quel modo? Questa non è più una lotta, è un omicidio…”
Dopo un’eternità, la ragazza, finalmente sazia e soddisfatta, lo mollò.
Lui era completamente inerte, rantolante, e gemeva debolmente.
Lei si piazzò su di lui a gambe larghe, guardandolo con espressione truce, e gli premette un piede sulla faccia…
“Ehi, tu! Apri gli occhi! E’ finita, non sei contento? D’ora in poi avrai rispetto… altrimenti riprendiamo, ma lo faremo in privato… senza testimoni… soli io e te…”
Tu ti avvicinasti a lei e le sollevasti un braccio, in segno di vittoria, mentre un ululato di entusiasmo proveniva dal gruppo delle ragazze.
Io ed altri uomini ci precipitammo dal malcapitato per soccorrerlo, eravamo seriamente preoccupati. Gli demmo dell’acqua da bere e poco alla volta lo rianimammo.
“Che… che mi è successo? Non ricordo niente… ho dolori dappertutto, come se fossi finito sotto un autotreno…”.
Cercai di rincuorarlo.
“Non sei finito sotto un autotreno… ti è successo di peggio… poco alla volta ricorderai, e capirai che forse te la sei cercata…”.
Dopo, non potei fare a meno di interrogarti.
“Mi spieghi adesso che è successo?”
“E’ successo che quel maiale se l’è cercata, ha avuto quel che si merita. Tutte noi in palestra sapevamo che molestava continuamente quella ragazza e la offendeva, la umiliava. Quando lei mi ha chiesto di farla combattere contro di lui ho accettato con piacere”.
“E perché l’hai lasciata fare in quel modo sfacciato?”.
“L’avevamo concordato. Le avevo detto che se prendeva il sopravvento l’avrei lasciata fare, avrebbe potuto prendersi la sua vendetta e dargli la lezione che si meritava.”
“Ma lui ha rischiato grosso, non hai visto in che condizioni era quando lei l’ha mollato?”
“No, lui non ha corso nessun rischio vero. Avevo detto alla ragazza che non sarei intervenuta, ma lei era sempre in controllo ed in contatto visivo con me, e quando stava esagerando le lanciavo uno sguardo d’intesa, lei capiva e allentava la presa. Alla fine le ho permesso di sfogarsi su di lui un poco più a lungo del consentito, e questo è tutto. Le ho semplicemente permesso di vendicarsi, mi è sembrato giusto…”.
“Va bene, anche se la vendetta è stata eccessiva… ma ora che si fa con il corso?”
“Ora dico basta con questi match di allenamento, che poi alla fine sono dei combattimenti veri e propri, organizziamo un torneo, e lasciamoli sfogare…”
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