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TECNICA 2
Con il tempo ti eri appassionata alle tecniche di lotta, eri sempre impaziente di provare e riprovare nuove prese e nuovi movimenti, e diventasti davvero brava, a differenza di me.
Io ero capace di atterrarti soltanto con una proiezione d’anca, e nella lotta a terra agivo unicamente d’istinto.
Tu invece eri in grado di sbattermi giù in molti modi, e nella lotta a terra avevi le idee chiare su cosa fare per dominarmi.
Per te una proiezione d’anca era roba elementare, me l’applicavi se ne vedevi l’occasione, ma ti divertiva di più atterrarmi in altri modi, più spettacolari, uno in particolare, oltre a quello che ho già descritto.
Mentre eravamo agganciati con le braccia al collo, di colpo sganciavi il tuo braccio destro e ruotavi il corpo afferrando il mio braccio destro con entrambe le braccia… poi, dandomi le spalle, ti slanciavi verso il basso fino a toccare con un ginocchio a terra, e completavi la torsione del busto verso il basso.
Tutto avveniva in un meno di un secondo, ed io ero proiettato in avanti, con una capriola guidata da te, senza alcuna possibilità di fare qualcosa per oppormi.
Appena ero a terra subito ti giravi su te stessa senza mollarmi e ti avventavi su di me, così io, ancor prima di riavermi dalla sorpresa, mi ritrovavo schienato e con te sopra, già pronta ad immobilizzarmi.
Ma la tua vera passione era la lotta a terra.
Anche nella lotta a terra c’erano delle tecniche, e tu le mettevi in pratica, ma era evidente che la componente erotica dello scontro prevaleva nettamente sulla componente atletica.
Appena messo giù, io ovviamente tentavo di girarmi per non essere schienato, e qui cominciava il tuo gioco…
Mi passavi un braccio sotto l’ascella e lo ricongiungevi con l’altro sulla mia testa… in tal modo avevi una leva per rivoltarmi, ed in genere funzionava, perché, aiutandoti con il peso del tuo corpo, mi facevi ruotare e rischiavo di ritrovarmi sulla schiena.
Spesso però riuscivo a parare il colpo puntando un piede e subito mi rigiravo, evitando di essere schienato.
Ma la cosa non ti dispiaceva, anzi, ti forniva l’occasione di ritentare… mi passavi le braccia sotto il petto e mi afferravi per le spalle, di nuovo mi rigiravi… e di nuovo mi venivi sopra con tutto il tuo peso.
A quel punto potevo tentare solo di fare un ponte.
Ed il ponte era proprio quello che volevi… con un bel sorriso soddisfatto mi passavi le braccia sotto le spalle e le sollevavi… poi portavi il peso sul mio petto, ed il ponte crollava…
Mi contavi fino a 10, e poi con il tuo solito sorriso irridente restavi inginocchiata al mio fianco a guardarmi negli occhi, mentre io mi riprendevo dalla fatica inutile di resisterti.
“Amore, a quanto pare i tuoi ponti non sono fatti per durare…”.
Se l’atterramento era questione soprattutto di tecnica e di abilità, nella lotta a terra entrava maggiormente in gioco il fattore psicologico del dominio sull’avversario.
E tu, che godevi a dominare, non certo ad essere dominata, eri letteralmente affascinata dalla prospettiva di bloccarmi a terra, di tenermi immobilizzato nelle tue grinfie.
Proiettarmi in aria ed atterrarmi ti dava già il senso del potere su di me, ma bloccare i miei movimenti, tenermi costretto sotto di te, nonostante i miei sforzi disperati, ti dava qualcosa in più.
Significava che tu, usando il tuo corpo, con le sole mani, eri in grado di imprigionarmi, di ridurmi all’impotenza togliendomi la libertà di movimento.
In pratica era come ridurmi ad uno stato di schiavitù, ed infatti era così che mi sentivo, come un tuo prigioniero catturato e fatto schiavo…
Quando riuscivi ad atterrarmi ed iniziavano le tue manovre per schienarmi e per immobilizzarmi, avevi un’evidente espressione di godimento stampata in faccia, eri tutta concentrata nella lotta, ma al tempo stesso eri molto eccitata perché mi tenevi in pugno.
Eri diventata brava anche ad usare il tuo peso per schiacciarmi ed impedirmi ogni movimento..
Fra di noi c’erano quasi 10 chili di differenza in mio favore, ma tu avevi capito come usare il tuo corpo per farlo gravare per intero su di me.
Dopo avermi atterrato ti allungavi tutta su di me… mi tenevi bloccate le gambe tenendole divaricate con i piedi, ed in tal modo non potevo usarle in nessun modo, né per puntellarmi per un ponte, né per altro… mi tenevi bloccate le braccia dai polsi tenendole allungate sulla mia testa, ed in tal modo erano inutilizzabili anche le braccia…
In quella posizione tutto il tuo peso gravava su di me, mentre io non potevo fare alcun movimento di braccia o di gambe… in più, con la consueta malizia, le tette erano a contatto con la mia faccia e sapientemente me le sfregavi contro… così il tuo seno non mi impediva di respirare, ma mi distraeva, mi ostacolava…
In realtà, anche se combattevamo con le regole della lotta, spesso mettevi in opera qualche malizia, lo facevi per distrarmi, per impedirmi di concentrarmi mentre mi attaccavi e cercavi la posizione migliore per schienarmi…
Certe volte, afferrandomi dall’inguine per rovesciarmi, come per caso mi toccavi anche il cazzo, e la cosa avveniva sempre con una certa delicatezza, con l’effetto di causarmi un fremito di piacere nel momento per me meno opportuno…
Altre volte, se eri in vantaggio e mi stavi sopra, cambiando di posizione, sempre casualmente capitava che la tua passera si trovasse esattamente sulla mia faccia, a contatto con la bocca… oppure, sempre casualmente, mi trovavo con la faccia sepolta fra le tue tette…
Queste cose avvenivano sempre per caso, non erano studiate né volute… almeno a sentire te…“Ooops… scusa, non volevo… ooops… scusa, non l’ho fatto apposta…”
Atterrarmi era per te era solo il preludio della fase più eccitante di un combattimento… quella in cui mi avresti schienato ed immobilizzato con un sensuale corpo a corpo.
La fase che poi ti regalava le soddisfazioni migliori con le tue pose vittoriose su di me sconfitto ed ai tuoi piedi…
Una volta che tu fossi riuscita ad atterrarmi io potevo giocare solo in difesa.
Ti vedevo eccitata e tutta concentrata per sottomettermi, ero affascinato ed incapace di passare all’attacco, mentre le provavi tutte per mettermi nella posizione che preferivi… cioè con le spalle e la schiena a terra e te sopra che mi impedivi di liberarmi…
Questa situazione si presentava spesso, anche con varianti… ma l’elemento comune era che ci godevi a tenermi imprigionato sotto di te.
Certe volte mi sembrava che tu non avessi nessuna fretta di schienarmi, perché avresti potuto farlo, ma preferivi cambiare posizione, magari per prendermi da un’altra angolazione, e nel frattempo sentivo sempre il tuo corpo eccitato ed eccitante su di me…,
Poi, quando decidevi di farla finita, mi immobilizzavi e mi contavi, mi guardavi negli occhi trionfante mentre io mi sforzavo di sollevare le spalle, impedito dal tuo peso e dalle tue prese…
E se io, dopo, ti chiedevo perché mi avevi risparmiato, perché avevi aspettato tanto a contarmi, mi guardavi felice, ed accarezzandomi teneramente mi dicevi: “ Ho aspettato per darti il tempo e la possibilità di provare a liberarti… dovresti essermi grato…”
“Andiamo, non prendermi in giro… sai molto bene che una volta che mi hai intrappolato, non posso più liberarmi dalla tua presa…”
E tu, con un sorriso fintamente timido, mi confessavi candidamente quello che già sapevo perfettamente…
“Ma, amore… lo sai che mi piace troppo tenerti sotto, specialmente quando entrambi sappiamo che non puoi più sfuggirmi…”
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Old 21-Apr-22, 17:19
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Default Re: Amore e wrestling

CAMBIAMENTI
Da quando avevamo iniziato a lottare regolarmente, il nostro rapporto era cambiato.
Era inevitabile che succedesse, dopo avere introdotto nella nostra relazione un elemento come la lotta con tutte le sue implicazioni psicologiche ed emotive.
La lotta ci eccitava, ci saturava di adrenalina, sprigionava una fortissima carica erotica che sfogavamo in scopate meravigliose e spesso selvagge dopo un combattimento.
Ma le lotte terminavano sempre con una sottomissione, quindi uno di noi due (più spesso io) era costretto alla resa, cioè doveva arrendersi e sottostare al dominio del vincitore.
E questo avveniva tramite immobilizzazione e conteggio, oppure con una presa dolorosa o pericolosa a cui non si potesse resistere.
In ogni caso il perdente, costretto a sottomettersi al vincitore, non solo subiva una sconfitta sul piano fisico, ma era anche sottoposto ad una forma di costrizione per mano dell’altro, e questo comportava inevitabilmente contraccolpi di natura psicologica.
Avevo notato che tu, prima di un combattimento, eri sempre impaziente, non vedevi l’ora di cominciare, e mi tornavano in mente le tue parole e la tua espressione determinata di quando avevamo deciso di fare la lotta.
(“… abbiamo deciso di farlo… allora diamoci da fare… non vedo l’ora di metterti le mani addosso…”.).
Ogni volta, prima di un match, eri fremente ed impaziente, e ti si leggeva in faccia l’eccitazione all’idea che stavi per mettermi nuovamente le mani addosso.
Anche io ero eccitato pensando all’imminente scontro fisico con te, al contatto con il tuo corpo, ma ero preso soprattutto da un’aspettativa di natura erotica, mentre tu fremevi per avermi nelle tue grinfie, per sottomettermi ed avermi in tuo potere.
La tua espressione mi preoccupava ed al tempo stesso mi faceva correre un brivido per la schiena.
Quando perdevi eri semplicemente incazzata e diventavi una belva perché non ci stavi assolutamente a perdere, volevi immediatamente la rivincita, e non eri contenta fino a quando non riuscivi a battermi.
Invece quello che ti succedeva quando vincevi era più complesso e difficile da decifrare.
Era evidente la soddisfazione, l’orgoglio della lottatrice vittoriosa, in piedi e trionfante sull’avversario maschio sconfitto ed umiliato, ancora disteso a terra, ansimante e dolorante.
Mentre io poco alla volta mi riprendevo, specialmente se mi avevi sottomesso con un soffocamento o con uno strangolamento, tu mi guardavi dall’alto, sorridente e soddisfatta.
“Come va, tesoro? Tutto bene?”.
Mi chiedevi se stessi bene, se fosse tutto ok, ma non eri veramente preoccupata, la tua era una sollecitudine da sportiva, era fairplay fra lottatori, ma era chiaro che se avessimo ricominciato a lottare saresti tornata la combattente accanita e spietata di prima, non ti saresti fatto nessuno scrupolo di soffocarmi o strangolarmi di nuovo…
Inoltre non godevi solo della vittoria, ma si percepiva in te una soddisfazione più intima, una gioia ed un godimento più profondi, derivanti dalla sensazione di dominio e dalla consapevolezza dell’umiliazione che mi avevi inflitto.
Questa sensazione di superiorità nella lotta ti eccitava e godevi nel farmela pesare senza alcun riguardo… era qualcosa di uguale e contrario al mio intimo godimento per essere stato sopraffatto dalla lottatrice dei miei sogni e delle mie fantasie…
“Tesoro, che ne pensi, la mia superiorità nella lotta sta diventando imbarazzante, non trovi?”
Spesso poi il tuo godimento andava anche oltre l’orgoglio della vittoria… in preda all’eccitazione e ancora satura dell’adrenalina del combattimento, ti sfogavi sessualmente su di me che, ancora impotente ed indifeso nelle tue mani, in quei momenti ero solo uno strumento inerme del tuo piacere…
Mi obbligavi a leccarti la fica, oppure mi strusciavi in faccia le tue parti intime sudate e bagnate per l’eccitazione, facendomi sentire il loro acre odore ed il loro aspro sapore…
Poi… dopo… mi chiedevi di perdonarti.
“Amore perdonami, ti ho costretto a fare una cosa che piace moltissimo anche a te, e so che tu l’avresti fatto comunque se te lo avessi semplicemente chiesto… ma… capisci… per me è eccitante costringerti a farlo… importi la mia volontà è qualcosa di esaltante che non ti so descrivere…”.
E c’era ancora dell’altro… quando mi dominavi e vedevi ben visibile la mia eccitazione, oltre l’orgoglio della lottatrice vittoriosa veniva a galla l’orgoglio femminile, l’orgoglio della donna fiera dell’effetto che produce sul suo uomo…
“Oh, amore… è bello vedere il tuo cazzo duro, e sapere che è così per me e per quello che ti faccio…”
Io invece sapevo esattamente cosa mi succedeva quando mi sottomettevi.
Provavo un misto di eccitazione e di umiliazione, e non ero in grado di distinguere quale fosse la sensazione prevalente.
Ti vedevo sopra di me in posizione dominante: mi avevi immobilizzato e non ero più in grado di liberarmi dalla tua presa, oppure mi avevi applicato una delle tue tremende forbici alla testa con la faccia schiacciata contro le tue parti intime ed il collo intrappolato e compresso fra le tue cosce potenti, ed allora non potevo resistere alla pressione ed alla difficoltà di respirazione.
Peggio ancora quando mi bloccavi dalle spalle e mi applicavi la tua spaventosa presa di strangolamento…
In quei momenti avvertivo tutta la mia inferiorità nei tuoi confronti, e provavo un profondo senso di umiliazione.
Mi avevi sconfitto alla lotta, mi avevi immobilizzato, ero inerme ed indifeso in tuo potere, sopraffatto dalla tua abilità, minacciavi di soffocarmi o di strangolarmi… ormai ero la tua preda, avrei potuto liberarmi o anche solo respirare solamente se tu me lo avessi permesso… altrimenti…
Ma altre volte in me prevaleva un senso di eccitazione.
Pur cercando di sottrarmi alle tue prese, pur cercando di evitare di sottomettermi e supplicarti di liberarmi, intimamente ero turbato dalla tua vista.
Specialmente quando, vittoriosa e trionfante, ti sedevi sulla mia faccia e mi mozzavi il respiro coprendomi le vie respiratorie, ma mi lasciavi liberi gli occhi e mi ordinavi di guardarti con un tono perentorio che non ammetteva repliche.
Lo facevi di proposito, in modo che io, immobilizzato e soffocato sotto di te, potessi guardarti dal basso.
In modo che io potessi vedere incombere sopra di me il tuo seno seducente ed il tuo volto raggiante di soddisfazione.
Ti guardavo ammirato mentre, ansante per l’eccitazione, sfogavi la tua libidine accarezzandoti e premendoti il seno senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi.
In quei momenti emanavi un fascino incredibile, al quale ero incapace di resistere… in quei momenti avresti potuto farmi qualunque cosa… ne sarei stato felice…
Per fortuna, anche dopo momenti come quello, poco alla volta cambiavi atteggiamento.
Forse perché mi avevi visto intimorito seriamente, o forse perché l’adrenalina del combattimento stava svanendo, tornavi in te, ridiventavi una donna innamorata…
Mi liberavi dalla stretta e ti accucciavi contro di me, masturbandomi dolcemente, con amore, mentre io mi riprendevo, ancora ansimante…
“Ti prego amore, perdonami… lo so che ti chiedo sempre perdono dopo averti strapazzato, e che ti strapazzerò di nuovo e di nuovo ti chiederò di perdonarmi… ormai lo sappiamo che fra di noi le cose vanno così, ma io non smetto di amarti quando ti metto sotto o ti soffoco, perfino quando minaccio di strangolarti…”
Ti osservavo mentre eri china su di me e mi sfioravi delicatamente il cazzo… mi guardavi intensamente negli occhi per cogliere i miei fremiti di eccitazione.
Facevi lo stesso quando mi sottomettevi e mi fissavi per spiare le mie reazioni, per vedere la paura nei miei occhi sotto l’effetto delle tue prese crudeli.
Stavolta invece volevi vedere le mie reazioni ai tuoi gesti affettuosi.
Ma, nell’uno e nell’altro caso, c’era sempre in te l’esigenza di verificare con i tuoi occhi l’effetto che facevi su di me, volevi vedere in presa diretta come reagivo a quello che mi stavi facendo, nel bene e nel male.
“Tesoro, guardami, lo so che certe volte mi comporto come se fossi la tua aguzzina… ma sono sempre io, la tua donna innamorata… lo sai vero?”.
“Lo so, ma non sempre ti capisco. Capisco la tua aggressività nella foga della lotta, e capisco la tua soddisfazione quando mi sconfiggi e ti godi la vittoria… ma certe volte diventi veramente cattiva… mi dici delle cose da accapponare la pelle… so bene che non mi ammazzi quando sono inerme nelle tue mani, ma perché senti il bisogno di dirmi che se volessi potresti farlo, e non è detto che non lo farai…?”

“Non lo so, tesoro, non me lo so spiegare… in quei momenti non vedo in te l’uomo che amo… vedo solo un avversario che ho appena sconfitto… vedo una mia vittima, mi sento come una predatrice che ha catturato la sua preda…”
In realtà capivo bene la tua psicologia, era l’esaltazione che ti dava il potere che esercitavi su di me, sul tuo avversario, dopo avermi sottomesso.
Ma tu andavi oltre, specie quando mi portavi alle soglie dell’asfissia soffocandomi con le parti intime o con le tette, oppure con una presa di strangolamento… eri soddisfatta solo quando percepivi in me un principio di disperazione, un principio di terrore, e te lo dissi.
“Non lo so, non ti so dire con sicurezza… sento che mi piace portarti al limite della tua resistenza fino a metterti veramente paura… ammetto che vederti terrorizzato con la consapevolezza che la tua vita è nelle mie mani mi esalta…”.

Anche mentre mi dicevi quelle cose mettevi paura… “Ma… allora sei proprio una sadica…”.
“No, amore, non sono una sadica… non ti ho mai fatto veramente del male, e sai bene che non potrei mai fartene…”.
“E, allora?”.
“Non so, ma il pensiero che se volessi potrei farti del male mi eccita terribilmente… poi dopo un po' mi passa, e sotto di me non vedo più la mia vittima, non ho più una preda fra le grinfie, mi ritrovo fra le braccia l’uomo della mia vita e mi dispiace per quello che ti ho appena fatto…. Non devi volermene, mi succede così quando ti batto, lo sai…”

Sì, lo sapevo… ti adoravo proprio per questo…
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  #23  
Old 28-Apr-22, 08:13
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Default Re: Amore e wrestling

DOMINATRICE
Man mano che prendevi coscienza della tua forza, vennero fuori lati della tua personalità, che di sicuro prima non conoscevi nemmeno tu.
Dopo avermi atterrato ed immobilizzato ti piaceva prendermi in giro e provocarmi.
Per la verità anche io, all’inizio, quando vincevo un combattimento e ti immobilizzavo, ti prendevo in giro e ti provocavo, ma poi avevo smesso di farlo, perché su di te aveva un effetto controproducente.
Se eri già frustrata perché eri stata sconfitta, ed io ti prendevo anche in giro, allora ti arrabbiavi sul serio, diventavi furiosa e poi, quando avevi occasione di rendermi la pariglia, la tua vendetta era feroce… cosicché alla fine, quando vincevo io, preferivo piuttosto rabbonirti facendoti sentire il mio affetto con baci e carezze, che tu per lo più rifiutavi…
In genere, nelle situazioni in cui ero sotto il tuo dominio, la tua faccia era vicinissima alla mia, se non a contatto, e potevi sussurrarmi o parlarmi piano direttamente in un orecchio… l’effetto di quelle parole mormorate era amplificato, perché mi avevi battuto, ero in tuo potere, e sussurrarmi in un orecchio mentre mi tenevi inchiodato dava maggiore risalto a quello che mi dicevi.
Quando eri in posizione di supremazia, ti veniva spontaneo e ti eccitava moltissimo tenere atteggiamenti da dominatrice.
Questo tuo atteggiamento era poi sapientemente amplificato dalle cose che mi dicevi mentre ero sottoposto al tuo potere.
“GUARDAMI!!! Guardami bene negli occhi!!! Sono IO che ti sto sopra e ti tengo inchiodato a terra, voglio leggere nei tuoi occhi che sei consapevole di essere dominato da ME, che sei in MIO potere, e tu sei solo la MIA vittima, la MIA preda….”

Eri bravissima ad acuire il senso di soggezione che provavo in quei momenti.
“Perché mi fai questo…? Perché mi dici queste cose tremende…?”
Ma continuavi a tenermi in scacco… in quel momento ci godevi troppo, oppure eri ancora troppo eccitata dalla lotta…
“Stai zitto!!!” mi intimavi… “Non sono ancora sicura che non ti strangolerò fino ad ammazzarti!!!” …
oppure… “Finora non ti ho soffocato sul serio…ma posso sempre farlo… voglio vedere la tua faccia diventare viola…”
Non volevi né strangolarmi né soffocarmi a morte, ma volevi che io fossi ben consapevole che avresti potuto farlo se solo avessi voluto, che eri perfettamente in grado di farlo, e che io ero completamente in tuo potere, una tua vittima, e non avrei potuto fare altro che subire la mia sorte…
Altre volte il tuo atteggiamento da dominatrice si esprimeva in maniera diversa, senza parlare, godendoti silenziosamente la superiorità che avevi acquisito nella lotta.
Mi atterravi facilmente, anche con un semplice sgambetto, e subito mi bloccavi a terra, mi allungavi le braccia ai lati della testa, e ti sedevi sul collo a gambe larghe. Io ero inchiodato giù, con le braccia inutilizzabili, e la pressione del tuo cavallo sulla gola mi rendeva difficoltosa la respirazione …
Qui cominciava il tuo godimento…
Mi guardavi tutta intenta e concentrata, seria, senza sorridere, e ti piegavi leggermente all’indietro, frugandomi negli slip, mi stuzzicavi osservando le mie reazioni, mentre io, in difficoltà e provocato sessualmente, ero in confusione…
Ogni tanto ti sollevavi leggermente e mi sfregavi il pube contro il mento, continuando a masturbarmi delicatamente, e ti accarezzavi e ti premevi il seno, segno che cominciavi ad eccitarti.
Poi, dopo un po', guardandomi sempre più intensamente negli occhi, ti slacciavi il reggiseno e mi coprivi la bocca con la fica, continuando a premerti le tette.
Ogni tanto ti sollevavi e subito ti calavi, ansando con la bocca leggermente aperta, quando mi sentivi riprendere fiato, e mi tappavi la bocca, soffocandomi di nuovo.
Era evidente che ti eccitava particolarmente il mio ansimare dopo qualche secondo di asfissia, e soprattutto godevi a tapparmi subito la bocca soffocando immediatamente anche il mio ansimare… e se in quel momento io chiudevo gli occhi, tu me li aprivi … dovevo vedere chi era che mi faceva quel trattamento…
Andavi avanti così per qualche tempo, accarezzandoti anche la fica premuta sulla mia faccia, poi arrivava il momento in cui ti spogliavi completamente… naturalmente l’operazione avveniva mentre io dovevo restare disteso ad ammirarti mentre ti sfilavi le mutandine, a gambe larghe su di me…
A questo punto eri eccitatissima, e volevi godere, ma il tuo godimento non te lo prendevi scopandomi, mi intrappolavi la testa in forbice, incrociando le gambe in una figura 4, la bocca a stretto contatto con la fica, e continuando ad accarezzarti le tette…
Sapevo già come si sarebbero svolte le operazioni…
Dapprima ti assicuravi con una forte stretta che io non allontanassi la bocca dalla fica, e soprattutto che io iniziassi a lavorare di lingua, poi ti abbandonavi languida alle sensazioni di piacere acuto che il tuo dominio su di me ti procurava…
Dopo, placatisi i brividi e le contrazioni del tuo corpo, anche il tuo viso si distendeva in un sorriso che diventava sempre più dolce e carezzevole…
La predatrice era andata via, era tornata la donna innamorata
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PROVOCAZIONI
Certe volte, quando eri più rilassata, dopo avermi costretto alla sottomissione, continuavi a tenermi in tuo potere, ma con prese più lente, senza infierire, unicamente per prolungare il godimento.
E mi parlavi un po' con affetto, un po' con ironia….
“Come va amore? Non ti ho fatto troppo male, vero?”.
Nel frattempo però continuavi a tenermi intrappolato, e con una mano mi cercavi il cazzo…
“Che c’è amore? Ti sento teso… ma ora non ne hai motivo, il combattimento è finito… come vedi non ti soffoco e non ti stritolo… ti sto solo accarezzando…”
“E allora perché mi tieni ancora intrappolato?”
“Ma lo sai bene, tesoro, la lotta è appena finita e sono ancora eccitata… adoro rilassarmi guardandoti mentre sei ancora in mio potere, e poi so che piace anche a te… lo sento…”
Dovevo ammetterlo, avevi ragione, vederti sopra di me mi turbava, e le tue carezze maliziose mi facevano fremere…sentivo crescere l’erezione… e con la mia erezione cresceva la tua soddisfazione…
Talvolta, quando eri in vantaggio e pregustavi la vittoria, diventavi beffarda e provocante…
“Amore, sei in trappola… fra poco sei finito… hai visto che sono più brava di te…? Che sono capace di immobilizzarti come e quando voglio…?”.
Oppure, dopo avermi battuto, eri in piedi in posa vittoriosa a gambe larghe su di me sdraiato ai tuoi piedi, e mi chiedevi… “Tesoro, sono qui, c’è qualcosa che desideri… qualcos’altro che posso fare per te?”.
Mi stuzzicavi e mi provocavi, facendoti ammirare, girandoti e rigirandoti mentre ti slacciavi il reggiseno…
“Amore, ti piaccio? Come mi vedi dal basso? Sono più bella di fronte, di profilo, o di spalle? Ti eccita di più la vista del mio seno o del mio culo?”
Io ti guardavo estasiato…
“Che adorabile canaglia che sei!”
Fingevi di essere offesa, e mi puntavi un piede sul petto…
“Che hai detto? Come ti permetti?”
Ma sorridevi… e se non mi affrettavo a farti un complimento spingevi il piede fin sul collo e premevi leggermente… così io ti dicevo che eri meravigliosa… ma non lo dicevo per compiacerti, perché quando mi sovrastavi in quella posa eri conturbante, mi correva un brivido nella schiena, e tu non mancavi di notare il mio turbamento.
La tua eccitazione derivava dalla situazione: mi avevi battuto, stavi in piedi sopra di me e mi dominavi, sapevi di essere affascinante ed irresistibile ai miei occhi, e volevi sentirtelo dire proprio nella mia condizione del momento.
I miei complimenti in situazioni normali ti facevano sempre piacere, ma riceverne quando ero in uno stato di sottomissione, uno stato in cui mi ci avevi messo tu con le tue mani, era per te esaltante al massimo grado, perché percepivi il mio turbamento e l’assoluta sincerità delle mie parole.
Altre volte invece i complimenti non li chiedevi, ma li pretendevi, specie se mi tenevi sotto scacco e mi soffocavi seduta sulla mia faccia, lasciandomi liberi solo gli occhi per essere guardata.
“Tesoro, mi ami? Ti piaccio sempre? Perché non mi dici che sono bella?”.
In quei frangenti ero impedito a parlare e dalla mia bocca uscivano solo suoni soffocati… ma questo ti piaceva… ti eccitava… e continuavi a provocarmi, esigendo da me dei complimenti che non ero in grado di farti…
Ricordo bene una volta… ti eri sistemata in facesitting inverso, io non vedevo nulla e non ero in grado di respirare, e tu…
“Tesoro, non trovi romantico tutto questo…? Io sì… tanto…”.
Ti piaceva moltissimo darmi dei lunghi baci sensuali mentre eravamo faccia a faccia, tenendomi inchiodato a terra fra le tue braccia con una presa ferrea al collo…
“Amore mio… non mi sazierei mai di baciarti…”
E come ti esaltavi quando ero intrappolato fra le tue cosce con una forbice alla testa e la bocca schiacciata contro l’inguine, e mi guardavi provocante mentre ficcavi una mano nel mio costume…
“Oooh… ma che abbiamo qui…”.
Se eri riuscita ad afferrarmi da dietro e mi avevi applicato una presa di strangolamento, prima di finirmi liberavi una mano e con quella mi cercavi il cazzo per verificare l’effetto della presa su di me, e se non lo trovavi abbastanza duro…
“Ahi ahi, amore, non andiamo bene… una volta ti eccitava essere strangolato da me… Devo offendermi…?”
…e stringevi di più la presa…
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  #25  
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NUDI
“Tesoro, non combattiamo mai nudi, ti va di provare?”
Di solito lottavamo con un indumento, poi tu ogni tanto, più che altro per provocarmi, ti slacciavi il reggiseno, ma solo raramente l’abbiamo fatto nudi.
Forse per essere meglio concentrati nella lotta, non lo so, fatto sta che entrambi preferivamo affrontarci con qualcosa addosso.
Non so come mai mi avevi fatto quella proposta… probabilmente avevi già in mente qualcosa.…
Quando ti vidi di fronte a me, tutta nuda e con un atteggiamento aggressivo ed apertamente provocante, mi sentii imbarazzato ed intimidito, avvertivo che la situazione ti dava un notevole vantaggio su di me, perché subivo il tuo fascino.
Provai a scherzarci su…
“Amore, mi raccomando… stai attenta a non farmi male… ora che sono completamente nudo le mie parti intime sono più vulnerabili…”.
Mi rispondesti a tono sullo scherzo, ma nelle tue parole si avvertiva un sottofondo di minaccia.
“Tesoro, non devi preoccuparti… ti pare che io voglia farti del male proprio lì…? Sarebbe come darmi la zappa sui piedi…sarei una masochista… e come tu ben sai non lo sono per niente… anzi, sono proprio l’opposto…”.
Il combattimento non durò a lungo… ero troppo distratto dalla tua nudità, e temevo che tu anche involontariamente potessi farmi male con un colpo od un urto accidentale sui testicoli…
Tu invece eri perfettamente a tuo agio, ed approfittasti senza scrupoli del mio imbarazzo, ben presto mi atterrasti e mi immobilizzasti sedendoti a cavalcioni sul mio petto e bloccandomi i polsi a terra.
“Visto che ti ho messo giù e non ti ho fatto alcun male? Sono stata attenta… come vedi non ci sono pericoli a lottare nudi… ora ti conto… tu però devi impegnarti di più, altrimenti non c’è soddisfazione a batterti… dai, combatti, resisti almeno al conteggio… prova a scalzarmi…”.
Mi ero rinfrancato e tranquillizzato e ce la misi tutta per non farmi immobilizzare definitivamente… iniziasti il conteggio, ma non arrivavi mai a 10 perché riuscivo a spostarti, cosicché dovevi ogni volta riprendere la posizione di bloccaggio e ripartire con il conteggio.
Dopo una serie di tentativi andati a vuoto, decidesti che era ora di finirla… e lo facesti a modo tuo…
“Bravo, ce la stai mettendo tutta! Vedo che non riesco a contarti fino a 10… allora cambio metodo… non ti dispiace, vero?”.
Prima che potessi raccapezzarmi, prima che potessi difendermi, mi facesti subito capire quale era il tuo nuovo metodo, che poi non era per niente nuovo...
Ti spostasti in avanti e mi copristi la faccia con il pube, lasciandomi liberi solo gli occhi perché io potessi vedere il tuo sguardo minaccioso, e di nuovo mi bloccasti i polsi a terra.
Non so se la tua intenzione fosse di soffocarmi e costringermi alla resa, ma in quel modo, agitando la testa, anche se con difficoltà, ero in grado di respirare ed anche di sollevare le spalle da terra.
Un sorriso sinistro comparve sul tuo viso…
“Ah, è così? Proprio non vuoi cedere… ed allora vediamo adesso…”
Con la fica sempre premuta sulla mia faccia, ti sollevasti con il busto eretto e piegandoti leggermente all’indietro con una mano mi afferrasti il cazzo… contemporaneamente con l’altra mano mi afferrasti la nuca e la tirasti a te…
La scena mi trasmetteva un senso di dominazione femminile intensissimo.
Tutta nuda mi tenevi bloccato sotto di te con la faccia saldamente schiacciata contro il pube, facendomi percepire tutto l’odore e il sapore della fica, e contemporaneamente tenevi ghermito il mio cazzo come un ostaggio nelle tue mani.
Sentivo in pieno tutto il tuo potere su di me, non potevo resistere oltre all’opprimente sensazione di sottomissione che provavo in quel momento…
Cominciai a mugolare disperatamente… tappai furiosamente con i piedi, e mi guardasti soddisfatta, ma senza spostarti dalla tua posizione… non avevi ancora finito…
Ti sollevasti leggermente… quel tanto che mi consentisse di respirare liberamente… e mi parlasti con tono di comando che non ammetteva la possibilità di un rifiuto, dando una leggera strizzata all’ostaggio nella tua mano…
“Tesoro, la lotta mi ha eccitata… ora voglio soddisfazione… voglio che mi lecchi… che mi lecchi fino a farmi venire… tanto a te piace, lo so… e se per caso tu non ne avessi voglia ho fra le mani il modo per convincerti…”.
La strizzatina era stata un messaggio chiaro e convincente… feci quello che volevi, e lo feci con amore e con passione, anche se mi ci avevi costretto… leccarti era una delle cose che desideravo di più al mondo…
Dopo poco iniziasti ad ansimare mentre eri in preda agli spasimi di un piacere acuto, e vibravi e ti contorcevi tutta sopra di me…
Infine ti rilassasti sorridendo serena e soddisfatta, il mio cazzo era ancora fra le tue mani, ma ora lo sfioravi delicatamente, eri sempre seduta sulla mia faccia, ma in modo da lasciarmi respirare liberamente, e mi guardavi languida accarezzandomi il viso…
“Amore… sei stato meraviglioso, l’hai fatto con dedizione, come se non ti avessi costretto… Ma davvero prima ti ho messo tanta paura? Hai creduto davvero che volessi farti male… che scioccone…”.
“Non so… adesso riflettendoci su mi sembra impossibile che tu volessi farmi male… ma un momento fa mi hai messo paura… avevi una faccia… se io facessi lo stesso a te anche tu avresti paura…”.
“Oh, ma tu non puoi fare lo stesso a me… la dominatrice sono io… tu sei la mia preda…”
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UNA LUNGA LOTTA
Avevamo lottato, e mi avevi battuto.
Era stato un combattimento lungo, estenuante, nessuno dei due riusciva a sopraffare l’altro, tu eri più brava nelle tecniche di lotta, ma anche io ero migliorato con la pratica.
Alla fine fu la tua superiore resistenza ad avere la meglio.
Più volte ero riuscito ad atterrarti, ed anche tu molte volte mi avevi messo giù, ma entrambi riuscivamo in qualche modo a sgusciare alle prese, e nessuno dei due era in grado di immobilizzare l’altro.
Non so quanto tempo durò il combattimento, ma ad un certo punto le forze vennero meno, facevo sempre più fatica a sottrarmi ai tuoi continui ed insistenti tentativi di tenermi inchiodato giù.
Purtroppo per me anche tu l’avevi capito, ed infatti i tuoi sforzi aumentarono di intensità, proprio mentre la mia difesa si indeboliva… ogni volta che a fatica riuscivo a rialzarmi mi incalzavi senza tregua e di nuovo mi sbattevi giù sforzandoti di stringere le prese con forza crescente…
Eri implacabile… sentivi la vittoria in pugno e mi impedivi di rifiatare…
Alla fine mi bloccasti definitivamente con l’ennesima forbice alla testa.
Non avevo fatto in tempo ad insinuare un braccio fra le tue cosce per impedirti di serrare la presa, e mi avevi intrappolato la testa con la faccia a stretto contatto con l’inguine.
“Ah, finalmente ti ho preso!!! Ora non mi scappi più…”
Non avevo più la forza di resistere alla pressione crescente delle tue cosce potenti.
Intuisti che ero alla fine, il tuo viso si rilassò in un sorriso di esultanza.
“Ci siamo, tesoro! Sei finito! Ora puoi solo arrenderti…”
Ero sfinito, non ce la facevo più… mi arresi…
Avevi vinto, ma era stata dura anche per te, il combattimento era durato a lungo, molto più a lungo delle altre volte, ed anche dopo che tu avevi cominciato lentamente a prendere il sopravvento, la mia resistenza era stata lunga e tenace.
Eri stanca anche tu, madida di sudore, e dopo avere allentato la presa ti mettesti seduta a cavalcioni sul mio petto, dove rimanesti un bel po' per riprenderti dalla fatica.
Al contrario di altre volte non sorridevi trionfante, non mi deridevi né mi provocavi, ma mi guardavi con nuovi occhi, avrei detto addirittura con rispetto.
“Amore, è da un po' che abbiamo iniziato a lottare, siamo diventati bravi tutti e due, è sempre più difficile che uno di noi riesca a vincere. Oggi ti ho battuto, ma non era scontato, potevi anche vincere tu, e comunque il combattimento diventa sempre più lungo…”
“Sì, è vero, ma alla fine anche oggi ti sei dimostrata superiore, ero stremato, non ero più in grado di sottrarmi alle tue prese…”
“Sì amore, lo so… ma anche io ero al limite… se tu fossi riuscito a resistere ancora un po' mi sarei dovuta fermare per mancanza di forze…”.

Pensando a come eravamo diventati bravi, quasi degli esperti, ripensai alle prime volte che ci eravamo affrontati…
“Ricordi i primi tentativi… ricordi come eravamo imbranati e non sapevamo cosa fare?”
Un sorriso illuminò il tuo volto, ti dimenasti lentamente e languidamente su di me al ricordo delle nostre prime lotte, quando eravamo impacciati e carichi di aspettative…
“Certo che me lo ricordo… eravamo proprio buffi, se penso che adesso sembriamo quasi due lottatori veri… eppure era così emozionante… la prima volta che sono riuscita ad immobilizzarti resterà impressa per sempre nella mia memoria… ero tutta un fremito sentendo che ti tenevo in pugno… vedevo come ti dibattevi freneticamente ma non riuscivi a liberarti… sentivo le tue contorsioni impotenti mentre ti tenevo inchiodato sotto di me… e, quando alla fine ti sei arreso, distrutto ed umiliato, ho capito il potere che avevo su di te, e la soddisfazione è stata enorme…”.
“Eh, sì, quella prima volta me la ricordo bene anche io… e non per gli stessi motivi… non volevo certo farti vincere, per me era frustrante trovarmi immobilizzato sotto di te, e non riuscire in nessun modo a liberarmi… percepire la tua eccitazione mentre mi stavi dominando… e poi, quando non ce l’ho fatta più, e mi sono arreso, ho dovuto anche vedere la tua felicità, il tuo orgoglio, la tua soddisfazione per avermi sopraffatto ed umiliato…”
Avevamo fatto un tuffo nel passato, ed era stato emozionante, ma ora avevi uno sguardo pensieroso e mi guardavi distrattamente, non capivo a cosa stessi pensando…
“Sai amore, le prime volte è stata una cosa fantastica, indimenticabile, non sapevamo bene cosa fare, ma avevamo capito che lottare era tremendamente eccitante, e non importava come lo facessimo, contava solo essere avvinghiati l’uno all’altra… naturalmente io ci tenevo terribilmente a vincere, era una soddisfazione ed un godimento enorme atterrarti, ed obbligarti a sottometterti… soprattutto quando opponevi una forte resistenza…”
Facesti una pausa pensierosa, poi…
“Ora invece è cambiato tutto… ora sono più concentrata sulla tattica di lotta… mentre siamo avvinghiati rifletto a come fare per sfuggire ad una tua presa, oppure al sistema migliore per intrappolarti...”
“Vuoi dire che ti piaceva di più prima, quando eravamo imbranati e ci bastava il contatto fisico della lotta per eccitarci…?”
“No. Non mi fraintendere, non rimpiango affatto le prime volte. Quella situazione aveva un suo fascino particolare, diverso, era il fascino della novità, ma quella fase ormai è superata… ora lottiamo in maniera più consapevole… meno istintiva…”
“Amore, mi preoccupi… non dirmi che non ti eccita più lottare con me…?”
“Ma no! Non volevo dire questo, stupido! Fare dei corpo a corpo con te e sottometterti è sempre eccitante… solo che adesso avviene in modo diverso… ”
“E allora come mai adesso che mi hai battuto e mi stai sopra non ti vedo eccitata e vogliosa di scoparmi come le altre volte?”
“No. Non è così… Anche adesso sono eccitata ed ho voglia di scoparti... ma sono esausta e devo riposarmi, e mentre ti stavo sopra per riprendere le forze ho iniziato mio malgrado a riflettere…”
Non riuscivo a capire, ero preoccupato… ti vedevo sopra di me, ma non riconoscevo la donna che mi piaceva tanto, quella che dopo una lunga e combattuta lotta mi costringeva alla resa e poi mi scopava con furia…
“Tesoro, non ti capisco… io sono sempre lo stesso, ma tu… per caso stai cercando di dirmi qualcosa?”
Dovevo avere un’espressione davvero triste e preoccupata, perché ti sdraiasti al mio fianco abbracciandomi con dolcezza…
“Amore, no… sei fuori strada… non mi sfiora neanche lontanamente l’idea di smettere di lottare con te… come farei… dovrei cercarmi qualcun altro da sottomettere…”
“Ehi, non mi piace quello che hai detto!!”.
“Ma no, scemo, scherzavo, è te che voglio sottomettere, non un altro uomo, godo troppo a farlo con te…”
“Ma… e allora?”
“Allora niente… semplicemente riflettevo su come è cambiata la prospettiva da quando abbiamo cominciato. Abbiamo cominciato a lottare come veniva, di puro istinto… poi sei stato soprattutto tu a spingermi a migliorare… ricordi?”
“Sì, certo, sei stata bravissima, sei diventata la lottatrice dei miei sogni… ora sei davvero tu la donna del dipinto, te la ricordi? La conturbante dominatrice del quadro che mi aveva tanto colpito era senza volto, ma adesso in lei vedo il tuo viso … sei tu, proprio tu quell’affascinante lottatrice sudata che inchioda a terra il suo uomo… e quell’uomo fortunato sono io, e ti adoro… così come l’uomo sottomesso del dipinto doveva adorare la sua regina”.
Sentendo le mie parole ti vennero le lacrime agli occhi, e ti stringesti a me tremante di commozione…
“Amore… hai detto una cosa bellissima, sono le parole d’amore più belle che io abbia sentito da te… sappi che mi fai felice anche tu, ricordatelo… ricordatelo anche quando mi vedi cattiva e crudele…”
Non riuscivi a trattenere le lacrime, ma io non ti permisi di piangere in un momento così bello ed emozionante… ti rotolai supina e ti venni sopra abbracciandoti stretta…
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LEGATO
Come sempre dopo avere fatto l’amore, eravamo distesi abbracciati in uno stato di beatitudine, non parlavamo, solo ogni tanto io ti accarezzavo il seno con tenerezza, oppure ti cercavo mollemente il clitoride, ma solo per prolungare lo stato di languidezza… eravamo come sospesi… nel tempo…
Tu avevi gli occhi chiusi e ti godevi il momento e le mie carezze, eri appoggiata con la testa sul mio petto e di tanto in tanto mi sfioravi delicatamente il cazzo e mi baciavi dolcemente.
Poi, all’improvviso… una strizzatina al cazzo…
“Amore, ti piacerebbe essere legato?”…
…e mi guardasti negli occhi per vedere le mie reazioni.
Ero sconcertato.
“Ma…come legato…vuoi dire con le manette?”
“Ma no, legato al letto mani e piedi, in modo da non poterti proprio muovere, è molto meglio che con le manette…”
“Veramente… non ci ho mai pensato… ma…perché?”
“Sai, questa cosa mi è venuta in mente perché spesso io ti domino e ti costringo ad arrenderti dopo che abbiamo lottato, questa sarebbe una situazione simile, solo che se tu sei legato io ti tengo in mio potere anche se non c’è lotta…mi piacerebbe provare…che ne dici, ti va, o la cosa ti disturba?”
Ero interdetto, questa faccenda mi inquietava, ma dovevo ammettere che nello stesso tempo mi intrigava…
“E va bene amore, proviamo…se funziona come per la lotta sarà bello…vuol dire che avevamo in testa anche questo… però… dopo che mi hai legato che mi fai…?”
“Mi prendi in contropiede, mi è spuntata questa idea di tenerti legato a mia disposizione, ma non ho ancora pensato a cosa farti dopo… vuol dire che seguirò l’istinto del momento…”
Trovammo delle strisce di stoffa e con quelle mi legasti alle sponde del letto dopo avermele passate ai polsi ed alle caviglie. Provai a muovermi. Niente.
Ero inchiodato nudo al letto.
Ti mettesti seduta sul letto ammirando la tua opera e mi accarezzasti il viso guardandomi fissamente negli occhi con un lieve sorriso indefinibile…
“Ti rendi conto che ora sei mio… TOTALMENTE mio… posso fare qualunque cosa di te… dico QUALUNQUE COSA?”.
“Ehi, cosa stai dicendo… vuoi farmi paura?”
Sorridevo mentre lo dicevo, ma non posso negare che ero un po' inquieto, la tua espressione non era per niente rassicurante…
“Ma, amore, se sei legato è come se io ti avessi catturato, quindi sei in mio potere come se fossi una mia preda, una mia vittima… adesso ho l’opportunità di fare su di te cose che non potrei fare se tu fossi libero ed avessi la possibilità di opporti…non ti pare?”
Ora mi sorridevi convinta con un’espressione ambigua.
C’era innegabilmente della logica nelle tue parole, ma io ero sempre più inquieto.
“Sì, è vero, capisco… ma… posso sapere che hai in mente?”
“Ci sto pensando… certo che se volessi potrei anche farti del male… potrei torturarti… costringerti a supplicarmi… ad implorare pietà…”
Ti stavi proprio divertendo…
Dalla tua espressione divertita si capiva bene che non avevi nessuna intenzione di farmi del male, eppure…
“Amore… dai, basta… non posso sentirti dire queste cose mentre sono legato al letto… non è piacevole…”.
“Eh, ma questa tua inquietudine fa parte del gioco… sai quanto ti voglio bene, però… sei in una situazione in cui dipendi totalmente da me… e se io volessi…”
“Lo ammetto, è così, hai ragione, l’incertezza su quel che potresti farmi mi inquieta e mi intriga contemporaneamente… ma adesso, ti prego… dimmi quello che vuoi fare…”
“Sei impaziente, eh? Vuol dire che la cosa funziona… ma lasciami pensare…”
Eri diventata assorta e pensierosa mentre te ne stavi seduta sul letto a fianco a me e di quando in quando mi sfioravi il cazzo, era un tuo gesto abituale, credo per assicurarti che fosse sempre duro e pronto per te…
“Amore, c’è una cosa che mi viene in mente… una cosa che abbiamo fatto, anzi una cosa che tu hai fatto per me, ma senza costrizione… ora voglio che tu la faccia legato, e non perché lo desideri tu, o perché te lo chiedo… ma perché te lo impongo…”.
Non capivo a che cosa ti riferivi.
“Ehi, devo preoccuparmi…?”
Sorridesti ambigua…
“Non lo so… ma data la situazione… non ha importanza… non credi? Lo farai e basta… perché lo voglio io…”.
Ti sedesti sulla mia faccia in facesitting inverso, ma non di questo si trattava… ti sollevasti e ti spostasti con il busto in avanti appoggiandoti sui gomiti, in modo che davanti alla mia faccia c’era in bella evidenza il tuo culo…
“Ti è chiaro quello che devi fare?”.
Era fin troppo chiaro… annuii incerto…
“Allora fallo… datti da fare… e fallo come si deve…”.
Lo feci, lo feci anche bene… ero costretto a farlo, ma mi piaceva lo stesso…
Quando ti sentisti appagata, ti girasti e ti mettesti seduta sul mio petto, guardandomi con intenzione…
“Ti è piaciuto, vero? Eri legato, ma ti è piaciuto lo stesso, non è così?”.
Non potevo negarlo. Annuii.
Ridiventasti pensierosa… era chiaro che stavi pensando a qualcosa che non mi piacesse poi tanto…
“Senti, dato che la situazione presuppone che tu non possa reagire e devo condurre io tutto il gioco, che ne dici di fare qualcosa che ha a che fare con il soffocamento? E’ una cosa che piace a tutti e due, solo che con te legato cambia la prospettiva…”
“Che vuoi dire, non capisco, vuoi soffocarmi mentre sono legato?
“Non esattamente. Stavo riflettendo che quando facciamo la lotta tu vuoi battermi, e quindi mi contrasti, resisti alle mie prese. Poi alla fine il più delle volte perdi perché sono diventata brava, riesco ad immobilizzarti, e se voglio posso soffocarti tenendoti sotto fino a che non ce la fai più.”.
“Ebbene?”
“Però quando lottiamo tu non sei passivo, sono io che ti metto nell’impossibilità di reagire e ti sottometto. Invece se sei legato io non devo impegnarmi, posso soffocarti stando comodamente seduta sulla tua faccia senza che tu possa farci niente…. Stai tranquillo, non guardarmi in quel modo… non sto pensando a come ammazzarti senza lasciare traccia…scemo… Penso che invece in questa situazione posso allenarti…”
“Allenarmi? Allenarmi a cosa?”
“Allenarti a resistere senza respirare…”
Intanto ti eri spostata in avanti sul mio petto e mi accarezzavi delicatamente il viso…
“Ma sì, facciamolo… mi siedo sulla tua faccia in modo che tu non possa respirare e ti conto…vado avanti fino a quando resisti, così vediamo quale è il tuo limite, e poi lo miglioriamo…”.
Adesso ero veramente preoccupato.
“Ma… tesoro… sei sicura di quel che dici… la cosa mi intriga… è vero… però… se poi ti ecciti e non riesci a controllarti…”
“Beh, il gioco è proprio qui… tu puoi solo subire… sei in una situazione di insicurezza totale… dipendi in tutto e per tutto da me… sono IO che controllo i tuoi processi vitali come la respirazione… quindi adesso lasciami fare… ma per intanto…”
Ti sollevasti in piedi sul letto a gambe larghe all’altezza della mia faccia, ora potevo ammirare le tue parti intime dal basso, e mi guardavi soddisfatta.
“Ti ricordi la prima volta che abbiamo fatto l’amore, quando tu volesti che io mi mettessi così, ricordi il mio imbarazzo e che tu non volesti sentire ragione perché dicevi di voler vedere proprio tutto?”
“Sì che me lo ricordo… eri meravigliosa… era così eccitante ammirarti dal basso e sapere che avrei goduto di quel ben di Dio…”
“Sì, lo so, tu eri eccitato, ma io ero veramente imbarazzata, non avevo mai fatto una cosa simile e un po' ce l’avevo con te, anche se avevo troppa voglia di scoparti… ora invece è diverso, la cosa non mi imbarazza più… anzi mi piace guardarti dall’alto mentre sei ai miei piedi… e voglio che tu veda bene le mie parti intime che incombono su di te e stanno scendendo sulla tua faccia per soffocarti lentamente… adesso fai un bel respiro profondo, fai il pieno d’aria…”
Non mi desti tempo di dire niente, ti calasti su di me, e fu la notte… ti eri sistemata in modo da coprirmi anche gli occhi oltre alle vie respiratorie… ero legato indissolubilmente, non potevo minimamente respirare e vedevo solo il buio… riuscivo solo a percepire la tua soddisfazione mentre iniziavi a contare…
Le prime volte mi contasti fino ai miei primi segnali di difficoltà, permettendomi subito di respirare, ma poi mi dicesti che resistevo troppo poco e che dovevo migliorare… così mi tenesti sotto anche dopo che avevo cominciato ad agitarmi…
“Coraggio, amore, stai migliorando… continuiamo…”
Andando avanti però, diventasti esigente, mi tenevi sotto per un bel pezzo, mentre io mi agitavo e mugolavo disperato, dibattendomi inutilmente con le mani ed i piedi saldamente legati… e tu continuavi a guardarmi impassibile, limitandoti ad accarezzarmi ed incoraggiarmi a resistere…
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LEGATO 2
Non so dire dove fosse arrivato il conteggio, forse oltre il minuto, posso solo dire che per stare al tuo gioco mi ero impegnato a trattenere il respiro sotto di te il più a lungo possibile… forse esagerai io a resistere, o forse esagerasti tu a tenermi soffocato troppo a lungo, fatto sta che ad un certo punto cominciai a dibattermi sempre più freneticamente.
Dapprima tu mi dicevi “…resisti ancora un po', amore, stai andando alla grande…”, ma poi i miei contorcimenti divennero preoccupanti, ero in preda ad un panico incontrollato, l’asfissia stava diventando pericolosa…
Subito ti sollevasti preoccupata, mentre io, finalmente libero di respirare, ansimavo e tossivo paurosamente… ti togliesti di sopra e ti mettesti seduta a fianco a me, eri terrorizzata a vedermi in quello stato…
“Amore riprenditi, ti sciolgo subito… perdonami…”
“…aspetta…”
ansimai, “…ora mi passa… aspetta a sciogliermi…”
“No! Che dici, basta! Mi hai spaventata… è un gioco troppo pericoloso… non mi piace!!”

Ormai mi ero ripreso e mi ero calmato.
“No, davvero, tesoro, non sciogliermi ancora. Ho sbagliato io, dovevo farti capire prima che non ne potevo più, tu mi hai trattenuto di più perché sembrava che io ce la facessi ancora a resistere…”
Eri ancora spaventata e preoccupata, fosse stato per te avremmo chiuso subito quell’esperimento, ma io volli proseguire, lo facevo per te, perché l’idea era stata tua e non volevo deluderti… ti amavo troppo…
“Dai amore, non essere preoccupata… ormai è passata… ora sappiamo come fare per evitare situazioni pericolose, voglio che continuiamo… anzi ti propongo di farlo invertendo la tua posizione… mettiti seduta sulla mia faccia dandomi le spalle…”
Non eri molto convinta, ma cedesti alle mie insistenze, e ti sistemasti come ti avevo proposto, ma adesso eri molto guardinga, esitavi a calarti sulla mia faccia come avevi fatto in precedenza, ma io ti invitai a non avere troppe remore.
“Dai amore… fallo… fallo come l’hai fatto le altre volte… ti prometto che appena sono in difficoltà te lo faccio capire…”
Mi avvolgesti le natiche intorno alla faccia e mi bloccasti le vie respiratorie, ma avvertivo la tua tensione, era evidente che eri pronta a sollevarti al primo segnale… rimasi senza respirare per un po'… ma prima mi ero impaurito anche io… dopo pochi secondi iniziai ad agitarmi, e tu al primo segnale immediatamente ti sollevasti.
Senza dire niente mi sciogliesti e ti coricasti al mio fianco, accucciata contro di me come una gattina fra le mie braccia…
“No, davvero, basta con questo gioco, abbiamo provato, ma non funziona, è troppo pericoloso…”
Desti una sbirciatina al mio cazzo molle ed inerte…
“…e poi è evidente che non ti eccita per niente… ma so io come fare per rimediare…”
Mi baciavi e mi mordicchiavi sensualmente le labbra e le orecchie e contemporaneamente mi sfioravi delicatamente il cazzo e mi sussurravi parole dolcissime… in breve il tuo obiettivo fu raggiunto…
Mi abbracciavi teneramente e ti davi da fare con amore, probabilmente volevi farti perdonare per prima, forse non eri mai stata così dolce e tenera, ma io non avevo niente da perdonarti, se avevo sopportato fino allo stremo la mancanza d’aria lo avevo fatto per te, perché a te piaceva quella situazione.
A me piaceva molto meno ma era il mio amore per te che mi aveva spinto fino al limite, e te lo dissi.
“No, amore, non dirmi questo… abbiamo stabilito che le cose che facciamo debbono essere gradite ad entrambi… anzi ti prego di non farlo più, non dobbiamo fare qualcosa controvoglia, anche se all’altro piace… altrimenti abbiamo visto che viene male…”
Avevi ragione, ti abbracciai stretta e ti baciai con passione, ma tu subito ti sciogliesti dall’abbraccio e mi guardasti con un’espressione maliziosa…
“…adesso non esagerare con le smancerie… non pensiamoci più alla faccenda del legarti al letto… ma ti ricordo che io sono in grado di ottenere lo stesso risultato con le mie mani, non ho bisogno di legarti per immobilizzarti e sottometterti… hai presente o devo rinfrescarti la memoria?”
Nel dire così mi girasti sulla schiena e mi venisti sopra a cavalcioni sul petto, guardandomi minacciosamente negli occhi…
“…mi sa che hai bisogno di un ripasso…”
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  #29  
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RIVINCITA
Nei nostri momenti perfetti c’era sempre posto per una qualche forma di sottomissione mediante soffocamento.
Io lo desideravo da sempre e lo sapevi anche tu, ma il mutamento importante avvenne in te… adesso eri tu che di tua iniziativa mi mettevi la passera in faccia e non volevi più che ti stimolassi e ti frugassi con la lingua, come avveniva prima…
Ora godevi soprattutto a soffocarmi, perché ogni volta mi premevi le parti intime contro le vie respiratorie, e ti aggiustavi muovendoti leggermente fino ad assicurarti di avermi mozzato il respiro.
Se io tentavo di spostare la faccia di lato per respirare, subito me la rimettevi in posizione dritta, e restavi immobile con uno sguardo eccitato fisso nei miei occhi, in attesa di vedermi in affanno.
Solo quando iniziavo ad ansimare mi liberavi dalla stretta, ti sollevavi leggermente e mi permettevi di inalare aria.
Ma poi subito ricominciavi, mi tenevi la testa fra le mani e ti calavi nuovamente sulla bocca e sul naso godendoti il mio affanno ed i miei mugolii misti di piacere e di paura…
Certe volte, quando eri più eccitata, mentre mi fissavi aspettando di vedere i primi segni di difficoltà, mi dicevi con tono duro cose come: “GUARDAMI!!! Guardami negli occhi quando sto seduta sulla tua faccia!”.
Quando facevi così eri inquietante.
Se tenevo gli occhi chiusi me li aprivi, e vedevo la tua espressione cattiva, era evidente che godevi della tua posizione dominante mentre io cominciavo ad andare in sofferenza, e volevi assicurarti che io ne fossi ben consapevole.
E poi, ogni volta che riuscivo in qualche modo ad aspirare dell’aria, oppure eri tu che me lo consentivi, subito ti risistemavi in modo da soffocarmi di nuovo, ed il ciclo ricominciava, fino a quando capivi che stavo per andare seriamente in difficoltà.
“Sai, amore, questa cosa comincia proprio a piacermi. Adesso quando sono seduta sulla tua faccia non capisco se mi eccito di più ad essere leccata oppure a vedere e sentire i tuoi sforzi per respirare…”
Questa cosa me la dicesti dopo che mi avevi tenuto sotto per un bel pezzo, ed eravamo andati avanti, io che ti leccavo e contemporaneamente lottavo per respirare, tu che spingevi in basso ed avvolgevi di nuovo la mia faccia ogni volta che riuscivo a sollevarti.
Anzi avevi scoperto un sistema per seppellire ancor meglio la mia faccia: ti sollevavi leggermente e con le mani allargavi le natiche mentre ti calavi di nuovo, e così la mia faccia era interamente sepolta nel tuo morbido culo eccitante.
Altre volte ti divertivi a soffocarmi poco alla volta… se ero stremato, se non ero più in grado di opporre resistenza, potevi giocare con me senza sforzo… ed allora ti mettevi comodamente seduta sulla mia faccia, ci stavi qualche secondo impedendomi di respirare, poi sorridendo ed ansando per l’eccitazione ti sollevavi e mi accarezzavi il cazzo mentre io boccheggiavo… e appena vedevi che mi eri ripreso subito tornavi a soffocarmi… e così via per qualche minuto…
A quel punto eri eccitatissima.
Soprattutto se mi avevi provocato una forte erezione mentre mi tenevi sotto scacco, spesso mi prendevi le mani e te le premevi sul seno, ordinandomi di guardarti negli occhi.
Io impazzivo di desiderio, soffocato dal tuo pube, vedendoti sopra di me tutta eccitata, con le mie mani guidate sapientemente sul tuo seno, mentre mi mormoravi con voce roca…
“…mmm… amore… guardami… mi piace vederti sotto di me e sentirmi le tue mani sulle tette mentre ti soffoco… sono momenti meravigliosi… è vero?”.
Non ero in grado di articolare bene la parola, potevo esprimermi solo con dei mugolii soffocati, che aumentavano di intensità quando ti premevi le mie mani sul seno, ma i miei occhi cercavano i tuoi, ero soffocato ma ero anche in estasi, anche per me erano momenti meravigliosi.
Ormai era questo il trattamento che ti eccitava maggiormente, e ti faceva godere più intensamente dopo… mi costringevi a guardarti negli occhi, volevi udire le mie implorazioni, volevi vedermi in affanno, volevi vedere la paura nei miei occhi…
A quel punto eri eccitata ai massimi livelli e ti lasciavi andare a scopate furiose, che ti lasciavano esausta.
Ed era dopo queste estenuanti scopate che io talvolta mi prendevo una rivincita.
Ricordo benissimo la volta che ti eri staccata da me completamente svuotata, tanto che non rimanesti neanche abbracciata a me come facevi di solito.
Quella volta mi avevi proprio maltrattato, perché prima mi avevi tenuto la testa intrappolata fra le cosce mentre con tutta la tua forza mi tiravi la nuca per forzarmi a tenere naso e bocca saldamente premuti contro il pube, poi, dopo che ti avevo più volte implorata con voce spezzata di allentare la stretta delle cosce, mi avevi messo sulla schiena e ti eri seduta sulla mia faccia allargando quanto più possibile le gambe in modo da gravarci sopra con tutto il tuo peso.
Quella volta mi avevi stretto con le cosce con più cattiveria di altre volte, e mi avevi impedito il respiro un po' più a lungo.
Io ero eccitato come è ovvio, ma ero anche vagamente risentito, così quando ti vidi esausta come non mai scattò subito in me una voglia di rivalsa.
Non ti diedi neanche il tempo di staccarti da me, che immediatamente cominciai ad accarezzarti tutta ed a coprirti di baci, poi baci e carezze divennero sempre più insistenti e più audaci, e così arrivai a leccarti la fica cercando il clitoride mentre ti accarezzavo delicatamente il seno ed i capezzoli turgidi…
Dapprima tu eri beata e ti godevi quei baci e quelle carezze come un sensuale e piacevole rilassamento dopo avere fatto l’amore, ma dopo un po' le mie insistenze cominciarono a fare effetto…iniziasti ad agitarti, a fremere… apristi gli occhi e mi guardasti implorante…
“Amore, ma che stai facendo?....oh no… non di nuovo… ti prego… non lo fare…sto male…fermati…”
“Stai male? Non sembra proprio…anzi si direbbe che tu abbia voglia di ricominciare…”
“No…no, che dici, sono troppo stanca…sono esaurita…non ce la facc….oooohh… mmmm…no…noooo… non è valido…”

Mi venne da sorridere, avevo la mia rivincita…
Se non ero in grado di sopraffarti in un incontro di lotta, quello era il mio sistema per dominarti… adesso eri tu in mio potere, proprio come io ero in tua balia quando mi sottomettevi … e fui implacabile, come te...
“Non è valido? Oh, sì che è valido tesoro mio, altroché se è valido… ora sei mia…”
…e continuai a darmi da fare, mentre tu eri di nuovo in preda all’eccitazione e mi cercavi il cazzo…
Dopo, semisvenuta, eri talmente esausta e svuotata di forze da stare quasi male, e per farmi perdonare ti tenni abbracciata a lungo mentre te ne stavi accucciata contro di me.
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  #30  
Old 20-Jun-22, 10:56
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COMMOZIONE
Per una serie di motivi non avevamo lottato per più di una settimana, ed ora entrambi ne avevamo una voglia matta.
Facemmo un lungo riscaldamento provando e riprovando le tecniche di atterramento che avevamo appreso.
Come al solito io riuscivo ad atterrarti solo con un banale sgambetto o al massimo con una proiezione d’anca… era l’unica tecnica che avevo imparato… per le altre ero proprio negato…
Tu invece eri in grado di mettermi giù in molti modi diversi, e questo ti dava un grande vantaggio. Provammo e riprovammo molte volte in maniera completa e tu ti sbizzarristi ad atterrarmi in molti modi.
Completato il riscaldamento… già alquanto eccitati… ci affrontammo guardandoci negli occhi…
Non so cosa leggesti nei miei occhi, probabilmente niente più che uno stato di sovreccitazione per la lunga astinenza.
Invece nei tuoi occhi leggevo una feroce determinazione di sopraffarmi, cosa che del resto mi annunciasti esplicitamente.
“Tesoro, sono in crisi di astinenza… non vedo l’ora di metterti le mani addosso… difenditi con tutte le tue forze, non voglio sottometterti troppo facilmente…”
Il combattimento fu molto lungo, eravamo diventati abbastanza bravi, ed io, anche se ero nettamente inferiore a te nelle tecniche di atterramento, poi nella lotta a terra difficilmente mi facevo schienare o immobilizzare, a meno che tu non ricorressi a qualche presa brutale, oppure a qualche scorrettezza maliziosa…
Ma quel giorno non eri in vena di brutalità o di scorrettezze… nel lungo corpo a corpo a terra non facesti mai ricorso a prese cattive o maliziose… cercavi in tutti i modi di mettermi sotto ed immobilizzarmi per contarmi, ma lo facevi perché quel giorno, dopo la lunga astinenza, eri eccitata e godevi particolarmente del contatto con il mio corpo.
Vedevo che, quando mi stavi sopra e studiavi come schienarmi, indugiavi su di me, senza alcuna fretta di concludere… mi giravi e mi rigiravi… ti giravi e ti rigiravi… mi prendevi da tutte le posizioni… era chiaro che avevi voglia di tenermi a lungo sotto di te e non ti dispiaceva che io resistessi ai tuoi attacchi…
La tua eccitazione andò man mano aumentando, eravamo grondanti di sudore, ma alla fine ti stancasti e diventasti impaziente, ed approfittando dell’ennesimo atterramento, mi mettesti giù bocconi e ti allungasti su di me.
Temevo che mi applicassi una presa di strangolamento, invece mi bloccasti con una nelson alla nuca…
“Ah… era ora… finalmente ti ho inchiodato… ora ti conto… 1…2…. 10…fatto!”.
Mentre mi tenevi giù ed io tentavo invano di liberarmi, sentivo in un orecchio il tuo ansimare per lo sforzo… poi, finito il conteggio, ti rilassasti, senza sciogliere la nelson, ma solo allentandola, e rimanesti sdraiata languidamente su di me…
Mi parlasti sussurrandomi in un orecchio con voce roca e sensuale…
“Hai visto amore… ti sto sopra come la donna dei tuoi sogni… ora sono come la lottatrice del dipinto che tiene il suo uomo immobilizzato sotto di lei…”.
Nella mia posizione non potevo vederti, allora chiusi gli occhi e vidi la scena nella mia mente, ero inebriato, percepivo il tuo corpo eccitato e sudato su di me ed il soffio sensuale del tuo alito caldo nell’orecchio…
Volevo dirti che ti amavo, volevo assolutamente dirti qualcosa di tenero, ma l’emozione mi frenò e riuscii a dirti solo
“Grazie amore mio…” Per un momento rimanesti sospesa, poi… “Grazie? Grazie di cosa?”
“Grazie per non avermi costretto alla resa con lo strangolamento… quella presa è troppo cattiva… grazie per aver pensato di immobilizzarmi come la lottatrice del dipinto… sei una donna meravigliosa… ed io sono l’uomo più felice del mondo”.

Sciogliesti la nelson e mi baciasti con tenerezza continuando a sussurrarmi nell’orecchio,
“Oggi mi sentivo ben disposta verso di te, non mi andava di batterti in maniera violenta, volevo vincere di tecnica, poi, quando ti ho avuto in pugno, mi è venuto in mente il dipinto che tanto ti ha colpito… l’ho fatto per te, amore mio…”
Le tue parole mi diedero una scossa… sentii qualcosa che mi si agitava nel petto… la commozione che mi stava attanagliando… in quel momento ti alzasti in piedi e rimanesti a gambe larghe su di me all’altezza della mia testa, io mi girai per ammirarti e tremando ti accarezzai le gambe…
Eri già eccitata, ed ora, guardandomi dall’alto mentre ti accarezzavo, non ce la facesti più a resistere…
“Amore… ho una gran voglia di te… ho una gran voglia di metterti la passera in faccia…”.
“Fallo amore… non vedo l’ora di sentire il sapore della tua fica…”
Ti calasti giù lentamente e ti sedesti sulla mia faccia coprendomi il naso e la bocca, ma non con tutto il tuo peso, non volevi soffocarmi… ti slacciasti il reggiseno e scostasti un lembo delle mutandine…
“Tesoro… ti prego… leccami…”.
Me lo dicesti non come altre volte, non come un ordine perentorio dopo avermi sottomesso, ma con uno sguardo implorante di desiderio… mi prendesti le mani e te le premesti sul seno… chiudendo gli occhi…
Ti baciai e ti leccai dolcemente, lentamente ed a lungo, e ti guardavo estasiato… tenevi gli occhi chiusi ed un’espressione di beatitudine era impressa sul tuo volto meraviglioso mentre ti accarezzavi e ti premevi il seno con le mie mani… era un’immagine inebriante a cui non potevo resistere…
Ti guardavo e pensavo, tremando di commozione, “Dio come è bella… Dio quanto la desidero…”.
Percepisti la mia commozione, mi sentisti tremare sotto di te, ed apristi gli occhi…
“Che c’è amore? Che ti succede? Stai tremando…”
Cercai di reprimere le lacrime che minacciavano di inondarmi il viso…
“Niente tesoro, è solo che sono felice… sono un uomo fortunato…”.
“Non è vero! … che hai? Perché stai così?”.
Non potevo più nascondermi…
“Mi dispiace amore… è che all’improvviso mi si è affacciato il pensiero che potrei perderti… mi ha preso la paura…. già solo l’idea è intollerabile…”
Adesso ti eri commossa anche tu…
“Amore… amore mio…”.
Venisti giù e mi stringesti forte a te. Fu l’abbraccio più dolce e tenero che io ricordi…
Eri riuscita con le tue amorevoli attenzioni a calmarmi, a tranquillizzarmi…
“Ti è passata adesso? Ma come ti è venuta una simile idea? Ti pare che io possa lasciarti?...”
Poi, dopo un po' che il momento di crisi era superato…
“…e poi dove lo trovo un altro da strapazzare?... dove lo trovo un altro da sottomettere?...”.
Risi felice… vedendomi rinfrancato ti alzasti in piedi e ti mettesti in posizione di combattimento…
“Ah, sì… adesso ridi? Beh, allora fatti sotto e combatti…”
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