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Bellissimo racconto, dialoghi fantastici!
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Old 15-Feb-22, 15:10
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INGINOCCHIATI 2
Avevi ottenuto subito la tua rivincita, ma non ti bastava, ora volevi immediatamente la bella.
Io invece non ne avevo troppa voglia, mi ero eccitato nei due combattimenti precedenti, specialmente quando eri stata così brava a sottomettermi, e tu eri sempre a seno nudo… non mi andava di combattere… mi andava di scopare…, e te lo dissi, ma tu…
“Ah sì? Vuoi scopare? Eh no, tesoro, se vuoi una scopata te la devi guadagnare… prima lottiamo di nuovo e vediamo chi vince la bella ora che siamo pari, poi ne riparliamo di scopare… adesso io non ne ho voglia… adesso ho solo voglia di farti vedere che sono più brava e più forte di te … poi forse… chissà…”.
“Ma… tesoro, abbiamo fatto due combattimenti di fila, finora non ne avevamo mai fatto uno senza poi fare l’amore…”.
Non c’era niente da fare, volevi subito un altro combattimento, in quel momento non avevi in testa niente altro che lottare con me… e battermi.
“Abbiamo fatto due combattimenti di fila… e allora? Non ne possiamo fare anche tre? O per caso hai paura di perdere la bella… è così, ammettilo…”
La tua era una provocazione, lo sapevo benissimo, e sapevo anche che avrebbe funzionato, non potevo certo sottrarmi ad una tua sfida…
“Se davvero credi che io abbia paura, ti sbagli di grosso, e te lo dimostrerò!!”
E così ci inginocchiammo di nuovo e ci affrontammo per la bella.
Da come era iniziato, con le schermaglie verbali che c’erano state, era evidente che tu eri molto più motivata di me, e me lo dimostrasti subito…
Io non ero pronto per un nuovo combattimento perché in quel momento ti desideravo, e vederti a seno nudo aumentava il mio turbamento, mentre tu avevi un atteggiamento molto aggressivo ed eri tutta concentrata sulla lotta.
Ti lanciasti su di me a tutta velocità e, prima di poter capire quali erano le tue intenzioni, mi afferrasti la nuca con le mani intrecciate, e la tirasti con forza verso di te.
Mentre ti portavi all’indietro costringendomi a piegarmi in avanti, mi avvolgesti i fianchi con le gambe, e mi schiacciasti la faccia contro il petto.
Così in pochi secondi mi ritrovai ancora inginocchiato, mentre tu ti eri sollevata aggrappandoti a me, e mi stringevi in una morsa con le tue gambe, con la faccia affondata nelle tette.
Nel tentativo di liberarmi dalla presa, feci l’errore che mi fu fatale, portai indietro le braccia per cercare di divaricare le caviglie incrociate sulla mia schiena…era proprio quello che aspettavi… facesti scivolare le gambe verso l’alto lungo le mie braccia piegate all’indietro e scattò nuovamente la tagliola…
Ma stavolta le tue cosce potenti avevano intrappolato il mio collo, e lo stringevano con forza…
Percepii immediatamente la pericolosità della nuova presa, e te ne rendesti conto anche tu, perché mollasti la presa delle mani sulla mia testa e ti sdraiasti all’indietro.
Il tuo viso si illuminò…
“Grazie amore, è stato veramente carino da parte tua aiutarmi a sistemare questa forbice alla testa… ora prova un po' a liberarti se ti riesce…”.
Feci qualche tentativo di divaricarti le cosce, ma fu inutile, avevi incrociato le caviglie ed ormai le tue gambe erano diventate davvero forti.
“Che c’è, amore… non ce la fai a liberarti? Dai, non ti arrendere… riprova…”.
Con un sorriso provocante iniziasti a dondolarti e prendesti lo slancio in modo da afferrarmi di nuovo la nuca con le mani intrecciate.
Ero ancora inginocchiato, con la testa stretta fra le tue cosce, ma nel frattempo mi avevi abbassato con forza la testa e me la tenevi schiacciata contro l’addome.
Eri rannicchiata su te stessa in quella posizione, e la mia testa era completamente intrappolata fra le tue gambe e le tue braccia.
“Amore, lo sai che ora sei mio… vero…?”.
“…n… no… non ancora…”
rantolai.
A questo punto cominciarono le tue manovre per piegarmi di lato.
Io mi sforzai di resistere al tuo tentativo di piegarmi, intuivo che sarebbe stata la fine del combattimento, mentre tu con calma e metodo ti sforzavi di sbilanciarmi.
Io però riuscivo a resistere, non ce la facevi a portare a termine il tuo piano, ma di nuovo l’istinto ti guidò e facesti la mossa giusta… liberasti una mano, e con quella mi afferrasti una gamba e la sollevasti, facendomi perdere l’equilibrio.
Poi velocemente, mentre ero sbilanciato, mi afferrasti un braccio e me lo tirasti verso il basso, costringendomi in tal modo a piegarmi di lato, mentre mantenevi salda la forbice alla testa ed il tuo corpo si piegava insieme al mio.
Ora tu eri tutta su un lato, mi tenevi bloccato un braccio e la mia bocca era vicinissima al tuo inguine… ero finito… lo sapevamo entrambi…
Con un sorriso sempre più soddisfatto mi tirasti in su la testa, in modo da tenerla intrappolata molto in alto fra le tue cosce, con la bocca a stretto contatto con il pube, e ti sdraiasti comoda su un fianco, serrando forte la presa con le caviglie incrociate.
“Ecco fatto, tesoro… siamo alla fine… cioè TU sei alla fine…”
Le tue mani erano libere, perché, una volta incrociate le caviglie, la forza delle tue cosce era sufficiente da sola ad impedirmi di uscire dalla forbice.
Tentai debolmente di divaricare le tue gambe e di liberare la testa, pur sapendo che era inutile, la tua presa era talmente salda che potevi startene comodamente sdraiata su un fianco sorreggendoti la testa con una mano, mentre mi guardavi ansimare per l’inutile sforzo con un largo sorriso compiaciuto.
“Ciao tesoro, come va laggiù? Ancora insisti a tentare di liberarti? Ormai dovresti saperlo che non si sfugge alla forbice delle mie cosce… faresti meglio ad ammettere subito che sei finito…”
Nel mentre mi deridevi e mi provocavi, mi accarezzavi la testa imprigionata fra le tue cosce…
“Lo vedi amore? Noi ci affrontiamo e lottiamo per sopraffarci a vicenda… per la verità sono io che ti sottometto… eppure… anche quando ti costringo alla resa, mi viene spontaneo accarezzarti, e questo perché anche in un momento come questo sento di amarti… ed anche tu mi ami in questo momento… o no?”
Non capivo quanto di vero ci fosse in queste tue parole, anzi era molto probabile che mi stessi prendendo in giro, e con difficoltà ti risposi piccato…
“Mi stai stritolando il collo e dici che mi ami…? Mi stai strozzando, ma lo fai con amore, vero…? Stavolta mi hai beccato, ma la prossima volta sarò io a beccare te, e ti farò lo stesso trattamento… e lo farò anche io con amore… come lo stai facendo tu adesso…”
“Ah, mi rispondi così? Non credi al mio amore? Bene… adesso ti faccio ricredere… ti dimostro quanto ti amo…”

Con la mano libera mi afferrasti la nuca e mi tirasti con forza la testa, schiacciandomi la faccia contro la fica… adesso mi stritolavi il collo con le cosce e contemporaneamente mi soffocavi con le tue parti intime…
Divenni rabbioso ed avrei voluto risponderti, ma tutto quello che si udì fu qualcosa come: “…mmmpppfffggghhh….”
Ero davvero finito, e tu eri sempre più beffarda.
“Adesso ci credi che ti amo?”
…”mmmpppfffggghhh…”
“Cosa dici? non capisco… se ci credi tappa, così capirò e ti libererò… altrimenti, se non ci credi vuol dire che sei tu che non mi ami più… ed allora hai bisogno di una lezione…”

Tappai…
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ARMA LETALE
Eravamo alla ricerca di nuove emozioni, di nuove eccitanti modalità di lotta.
Stavi a cavalcioni sul mio petto e mi guardavi pensierosa, riflettendo su cosa si potesse fare, poi, con un sorriso ambiguo impresso sul volto, te ne uscisti con delle strane parole…
“Sai una cosa? Da un po' di tempo stai trascurando le mie tette… e loro si sono risentite…”.
Inutile dire che ero fortemente attratto dal tuo seno, tutto di te esercitava un irresistibile fascino su di me.
Non eri il tipo di donna dalle grosse tette, il tuo seno era eretto e proporzionato al fisico slanciato, ed io ne ero affascinato… ammirarti mentre ti toglievi il reggiseno guardandomi intensamente negli occhi mi faceva fremere di desiderio come sempre.
E non era affatto vero che trascurassi le tue tette… in realtà non trascuravo proprio niente di te.
Evidentemente stavi architettando qualcosa… ed a giudicare dal tuo sorriso malizioso doveva trattarsi di qualcosa di eccitante.
Pensai un attimo a quello che mi avevi detto… ero sorpreso.
“Ma dici davvero…? Cos’è questa storia? Io starei trascurando le tue tette? A me non sembra per niente…”.
Senza staccare lo sguardo dai miei occhi, cambiasti lentamente espressione… non sorridevi più ed avevi un tono di voce più duro..
“Invece a loro sì… ed anche a me… ci sentiamo trascurate e vogliamo darti una lezione… così te ne ricorderai…”.
Senza darmi il tempo di replicare ti chinasti su di me e mi avvolgesti la faccia con le tette, tenendomi ferme le mani dai polsi.
Stavolta non mi offrivi il tuo seno da accarezzare o da baciare, non volevi che ti leccassi i capezzoli, come avveniva di solito.
Quel tuo seno meraviglioso che io amavo tanto si era trasformato in un’arma letale, e tu te ne servivi non più per sedurmi, ma per soffocarmi e sottomettermi.
La cosa però non ti riuscì come volevi, perché ero in grado di muovere la testa, e la spostavo di qua e di là per respirare, sia pure con affanno… non riuscivi a sottomettermi…
Dopo alcuni inutili tentativi ti sollevasti e ti fermasti a guardarmi contrariata…
“Fai resistenza eh? Lo vedi che è vero che manchi di rispetto alle mie tette… ma adesso ti sistemo io…”
Mi afferrasti le braccia e me le allungasti in giù, poi una alla volta me le bloccasti con le tue gambe strette contro i miei fianchi, e mi guardasti trionfante.
“Haha, ci siamo… ora non potrai sottrarti alla vendetta… dovrai sottometterti alle mie tette… ed a me… come sempre…”
Adesso che avevi le mani libere, e mi avevi bloccate le braccia con le gambe, ti sollevasti e ti togliesti lentamente il reggiseno senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi, poi mi passasti le braccia sotto la testa e me la bloccasti con le mani in modo da tenermela dritta e ben ferma… ora non potevo più ruotarla per riuscire a respirare…
“Bene… sei mio… vediamo se riesci ancora a muovere la testa…”
Lentamente, molto lentamente, iniziasti a contare… ad ogni numero ti inclinavi leggermente e premevi le cosce più strettamente contro i miei fianchi e contro le mie braccia… al sette i tuoi capezzoli turgidi accarezzavano le mie guance infuocate… al nove i tuoi seni premevano sulla mia bocca e sul mio naso, e mi toglievano il respiro… il dieci lo sussurrasti nel mio orecchio con voce roca…
“…dieci!!.. Ora che ne dici delle mie tette? Le trovi calde e morbide? Ti piacciono?”.
Mi avevi sussurrato con voce roca e sensuale nell’orecchio, ma non era la promessa di una notte d’amore… era l’annuncio di quello che stavi per farmi.
Eri sdraiata completamente su di me, mi bloccavi le braccia con le gambe e non potevo liberarmi… mi tenevi stretta la testa con le mani premendoci sopra le tette che avvolgevano interamente la mia faccia…
Adesso mi stavi soffocando sul serio, eri soddisfatta della tua presa e concentrata ad impedirmi di respirare, e continuavi a sussurrarmi in un orecchio…
“… tesoro… cosa c’è? Non puoi respirare? Ti sto soffocando, vero? E’ proprio quello che voglio…”.
Non era piacevole per me sentirmi dire cose del genere… mi agitai e provai a protestare, ma non ero in grado di parlare, ed ero letteralmente immobilizzato fra le tue braccia e le tue gambe… ero davvero intimorito…
Percepisti il mio stato d’animo, e mi tranquillizzasti… ma a modo tuo…
“Ma no… non aver paura… non voglio mica ammazzarti… voglio solo darti una lezione… tu non devi fare altro che sottometterti a me ed io ti lascerò libero di respirare di nuovo… fa presto però… non vorrei che nel frattempo tu perdessi i sensi...”.
Non vedevo niente e non un filo d’aria passava dal tuo sbarramento sensuale… il seno che tanto mi eccitava i sensi non era più quello strumento di piacere che mi offrivi languida nei momenti di abbandono, ora era uno strumento di tortura che usavi sadicamente su di me…
Provai ancora a liberarmi, ma potevo solo dibattermi e contorcermi inutilmente… la tua doppia presa era troppo efficiente… non avevo scampo e dovevo sottomettermi, ma dovevo farlo in fretta, perché nel frattempo tu continuavi a soffocarmi tenendomi inchiodato sotto di te…
Mugolando disperatamente tappai con violenza con i piedi…
Ti sollevasti trionfante e rimanesti a cavalcioni su di me guardandomi beffarda mentre mi riprendevo ansimando.
“Visto cosa succede a trascurare le mie tette? Adesso l’hai capita?”.
“… ho capito che avevi una voglia matta di soffocarmi… ed hai trovato una bella scusa…”.
Con un sorriso soddisfatto inarcasti la schiena e mettesti le mani ai fianchi in modo da dare maggiore risalto alle tue bellissime tette che mi avevano sottomesso soffocandomi, ed ora mi sovrastavano, in primo piano davanti ai miei occhi.
Sorridendo maliziosa e provocante, ti calasti nuovamente e mi sfregasti delicatamente le tette sulle guance, ed i capezzoli turgidi sugli occhi e sulla bocca…
“Che strano… se ti accarezzo con le tette tu ci godi, ma se te le premo in faccia ti soffoco e sei costretto ad implorarmi di smettere…, eppure sono sempre le stesse…”
Così dicendo mi avvolgesti di nuovo la faccia e mi mozzasti il respiro, ma solo per un secondo… poi ti sollevasti nella posa vittoriosa di prima…
“Visto? Un momento prima il mio seno ti eccita, un momento dopo ti soffoca… ma per te quale è quello vero?”
La domanda era evidentemente provocatoria, non sapevo cosa rispondere, ti guardavo con ammirazione, vinto ma inebriato, mentre mi sovrastavi e mi dominavi con il tuo meraviglioso seno eretto.
“Ora avrai capito che devi rispetto alle mie tette, e se non vuoi che ricominci chiedi perdono e dimostra con i fatti il tuo pentimento…”
Mi liberasti le mani, ancora imprigionate fra le tue gambe, e ti piegasti leggermente in avanti, con un torbido sguardo di desiderio… subito capii quello che si esigeva da me…
Non chiedevo di meglio…
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ARMA LETALE 2

Avevi scoperto e sperimentato l’efficacia del seno usato come arma di sottomissione, una forma di sottomissione erotica ed eccitante per entrambi, ma forse ancor di più per me.
Quando riuscivi ad atterrarmi spesso cercavi di avvolgermi la faccia con le tette, ma non sempre lo facevi per soffocarmi e sottomettermi.
In realtà il più delle volte volevi solo provocarmi sessualmente, volevi fiaccare la mia resistenza rendendomi faticosa la respirazione… non mi bloccavi la testa e le braccia… ti divertivi a prendermi in giro e sorridevi guardandomi maliziosa mentre manovravi come se invece volessi soffocarmi…
“…vedi che avevo ragione… cerchi sempre di sfuggire alle mie tette… una volta eri tu a cercarle… a quanto pare non ti piacciono più…”
Certe volte diventavi provocante in maniera quasi scientifica, come la volta in cui mi avevi atterrato e poi mi avevi bloccato giù stringendomi un braccio attorno alla testa, mentre tenevi intrappolato un mio braccio fra le cosce.
In quella posizione dapprima mi sorridesti trionfante con le tette appoggiate alla mia faccia… poi, con un’aria di finta naturalezza…
“Scusa amore, ti dispiace se mi tolgo il reggiseno? Mi sta dando un po' di fastidio… forse anche a te dà fastidio il contatto del tessuto sulla faccia, non è così…?”
Senza aspettare la mia risposta con la mano libera ti slacciasti il reggiseno e mi avvolgesti meglio la faccia con le tette…
“Così va meglio tesoro, vero..?”.
“Che canaglia che sei…”

Io ero soggiogato, la mia resistenza finì in quel momento, con quel gesto e con la tua malizia mi avevi completamente stregato…
Invece, quando decidevi di finirmi, mi bloccavi le braccia con le gambe, e mi afferravi la testa seppellendomi la faccia nelle tette… allora ero perduto, lo sapevo bene, non avevo scampo, non ero più in grado di respirare… ero costretto a tappare, e spesso neanche mi liberavi subito… aspettavi perfidamente che dessi segno di panico…
Inoltre avevi messo a punto un altro sistema per dominarmi con le tette, e poi finirmi, se ti andava.
Una volta messo giù mi immobilizzavi supino in posizione inversa, e mi bloccavi la testa fra le mani, poi appoggiavi la testa sul mio petto, e mi avvolgevi completamente la faccia con le tette.
A quel punto ero in tuo potere, vedevo solo il buio… ero soffocato…, mentre tu come al solito ti divertivi a provocarmi per aumentare la mia sensazione di sottoposizione al tuo dominio…
“Tesoro, che ne dici di questa posizione… ti piace? Ti eccita?... o forse preferisci avermi di fronte?...”
“…mmmpppfffggghhh…”
“Ah, sì, ho capito, ti piace essere soffocato in tutte le posizioni… lo so…lo vedo…”.

Nel dire così liberavi una mano e con quella controllavi la mia erezione… ed allora eri doppiamente soddisfatta di te stessa, come lottatrice per avermi battuto e dominato, e come donna per avermi eccitato, facendomi impazzire di desiderio mentre ero in tuo potere e mi soffocavi.
In alcune occasioni notavo in te addirittura una vena di sadismo, specialmente quando la lotta era stata lunga, ed eri esasperata per la mia resistenza.
Dopo avermi finalmente bloccate le braccia ed immobilizzato, ti appoggiavi sulle mani ai lati della mia testa e stavi piegata su di me, con il seno conturbante a pochi centimetri dalla mia faccia… e con uno sguardo gelido facevi oscillare leggermente le tette davanti ai miei occhi mentre mi sibilavi in un orecchio…
“Sai cosa sta per succederti, amore?”.
Lo sapevo benissimo, sapevo che eri arrabbiata con me ed avevi una voglia matta di soffocarmi fino al limite della mia resistenza… volevi vedere il panico nei miei occhi… ed infatti ero terrorizzato all’idea del tempo che sarei rimasto inchiodato sotto il tuo seno meraviglioso e letale…
“Amore, non farmi questo!” ti imploravo disperato…“Mi arrendo, mi sottometto, ma ti supplico… non soffocarmi… è una sensazione terribile…”.
Ma tu eri implacabile, le mie invocazioni non ti facevano nessun effetto, ti eri già calata su di me, e le tette erano già avvolte intorno alla mia faccia…
“Andiamo, sii uomo… non fare tante storie… niente piagnistei… non è la prima volta, e non sarà neanche l’ultima… è inutile che mi implori… adesso ne ho troppa voglia… e poi lo sappiamo tutti e due che ci godi ad essere soffocato dalle mie tette… sopravviverai anche questa volta…”.
E mentre io mi agitavo impotente e ti supplicavo…
“Amore, basta, ti prego… non resisto…”
Ma tu eri impassibile e continuavi a soffocarmi …
“Sogni d’oro, tesoro…”
Ed ancora una volta avevi ragione tu a dire che in fondo ci godevo… gemevo disperato e con il respiro mozzato nel buio in cui mi avevi sprofondato, eppure non potevo fare a meno di vedere la scena con l’immaginazione, come se fossi stato uno spettatore e non la vittima… e la scena era meravigliosa… inebriante…
Vedendo l’effetto che questa tecnica aveva su di me, poiché ero assolutamente incapace di resistere quando ero intrappolato fra le tue tette, e per di più ero eccitato, ti divertisti a sperimentare anche delle varianti…
Dopo alcune prove non riuscite, alla fine ce la facesti a sottomettermi anche senza bloccarmi le braccia.
Mi passasti le braccia sotto la testa e me la tenesti ferma mentre mi coprivi la faccia con le tette, con i piedi mi tenevi allungate e divaricate le gambe, impedendomi di puntellarmi e sollevarmi… le mie braccia erano libere, ma non mi servivano a niente, perché non ero in grado di staccare le tue mani dalla mia testa…
Con la testa bloccata in quel modo la mia respirazione era completamente impedita, ed ero immobilizzato supino sotto di te che mi trattenevi con le gambe divaricate…
Consapevole che non avevo scampo fui preso dal panico e mi agitai furiosamente, ma ormai mi avevi sopraffatto… ero inerme ed indifeso nelle tue mani… in breve l’aria terminò… il terrore dell’asfissia si impadronì di me… tappai furiosamente…
Ti sollevasti leggermente e mi guardasti esultante, soddisfatta ed orgogliosa come non mai per come mi avevi soggiogato senza nemmeno bloccarmi le braccia.
Consentendomi di respirare, ma senza liberarmi, mi sovrastavi con le tette a pochi centimetri dal mio viso… e mi sfregavi le guance con i capezzoli duri.
“Ti è piaciuto, amore? Dimmi la verità… lo sappiamo che ci godi ad essere soffocato… ma ti eccita di più con le tette o con la passera…?”.
Mi ero ripreso e come sempre ero affascinato ed eccitato a vederti sopra di me in posizione dominante.
“Non… non lo so… ” mormorai… “… so solo che non posso resistere alle tue tette… non so spiegarlo… ma sento che per te è molto facile sottomettermi soffocandomi con il seno… forse quando vuoi soffocarmi con le parti intime faccio più resistenza…”.
Mi guardasti dubbiosa e pensierosa…
“Dici davvero? Non ci avevo pensato… è un argomento affascinante… dobbiamo capire… ci tengo, voglio saperlo se le mie tette sono un’arma più letale della passera…”.
“E… e… come facciamo a saperlo?”.

Ma ormai avevo capito cosa avevi in mente.
Ti sollevasti e ti mettesti a cavalcioni sul mio petto…
“Oh, ma è facile… lo verifichiamo subito, sei pronto?”.
“Pronto? Pronto per cosa?”.

Il tuo sguardo divenne duro.
“Non far finta di non capire… ora vediamo quanto tempo ci metto a soffocarti con la passera… poi torneremo nella posizione di prima e vediamo quanto tempo ci metto a soffocarti con le tette…”.
“No! Ti prego, basta… non voglio…”
“Non vuoi? Tesoro, guardami bene… chi c’è sopra di te? Non sei tu a decidere… tu devi solo tentare di resistermi, altrimenti è troppo facile… e adesso basta, sii uomo e combatti!”.

Non avevo scelta… dovetti combattere…
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ARMA LETALE 3
Mentre mi preparavo per una sessione di lotta, ti guardai di sfuggita e notai che mi stavi osservando attentamente… eri già pronta per cominciare, mentre io non ero ancora pronto, e mi guardavi pensierosa, in modo diverso dal solito.
Mi soffermai un attimo perché il tuo sguardo mi aveva colpito, non capivo bene perché mi guardassi in quel modo, avrei detto che mi stessi studiando…
“Cosa c’è amore… perché mi guardi così?”.
Mi rispondesti con un tono indifferente che non prometteva niente di buono.
“Oh, niente di particolare… mi stavo concentrando per il combattimento…”.
Cominciai a preoccuparmi… improvvisamente mi era sembrato che tu mi stessi guardando come una leonessa che studia la sua preda, e valuta come catturarla… forse avrei dovuto cominciare a correre come una gazzella…
“Sai… pensavo… tu mi fai sempre tanti complimenti, mi dici che sono bella, ho delle belle gambe, un seno seducente… ma non mi hai mai detto che ho un bel culo… devo pensare che non ti piace…? Che sono una culona?”.
Mentivi sapendo di mentire… avevi un culo molto ben fatto, ed io lo adoravo come adoravo tutto di te, lo sapevi perfettamente…
“Ma… cosa dici? Hai un fondoschiena fantastico… non è possibile che non te lo abbia mai detto…”.
Pensai subito che avevi deciso di fare come avevi fatto la prima volta che mi avevi soffocato con le tette, con la scusa che non apprezzavo le tue parti anatomiche…
Infatti era proprio così.
In realtà, come mi resi subito conto, avevi deciso di provare le forbici alla testa, ma in un modo diverso.
Fino a quel momento mi avevi più volte costretto alla resa imprigionandomi la testa fra le cosce, ma in posizione frontale, e questo ti permetteva di essere guardata e di guardarmi negli occhi, così io potevo vedere bene la mia predatrice nel momento in cui mi catturava e mi sottometteva, e tu potevi osservare momento per momento le mie reazioni alla pressione delle tue gambe.
Poi, dopo avermi applicato questa tecnica a sazietà, e dopo avere goduto ripetutamente dello spettacolo della mia sottomissione, avevi deciso che si doveva cambiare, e decidesti di imparare ad intrappolarmi la testa fra le tue cosce tenendomi sotto oppure di fianco, ma in posizione nord-sud.
Questo ti consentiva di avere di fronte non la mia faccia, ma il mio cazzo, e così potevi osservare in diretta gli effetti della tua presa, mentre io avevo in primo piano la visuale del tuo fantastico culo.
Quando riuscivi ad intrappolarmi in questo modo, non era molto difficile per te costringermi alla resa, ti bastava incrociare le caviglie, ed era fatta… io non ero più in grado di divaricare le tue gambe, e la pressione crescente alla testa mi obbligava alla sottomissione in breve tempo.
Ben presto però, questo non ti bastò, perché era diventato troppo facile, e così ti inventasti delle varianti, mettendoci come sempre tanta malizia, in modo che io non solo ero costretto a sottomettermi, ma restavo anche affascinato, con le conseguenze che tu potevi verificare da vicinissimo…
Dopo avermi messo giù, ti sdraiavi con tutto il tuo peso su di me bloccandomi le braccia, e mi imprigionavi la testa molto in alto fra le tue cosce.
Poi, dopo esserti assicurata che non ero più in grado di liberarmi, che avevi catturato la tua preda, allentavi la presa e mi passavi una gamba sotto la testa.
In tal modo la mia bocca ed il mio naso erano spinti fin dentro le tue parti intime, e tu me le strofinavi contro a sazietà, dimenandoti lentamente e sensualmente… poi, quando mi vedevi eccitato, allungavi di nuovo la gamba e di nuovo mi stringevi in una morsa…
E quando andavo in affanno e ti tappavo sulle cosce perché non ce la facevo più a resistere alla pressione, ripetevi il tuo gioco crudele, ed ancora… ed ancora…
Nel frattempo, poco alla volta ti eccitavi anche tu, dapprima eri beffarda e provocante come sempre, ma poi sentivo che iniziavi a fremere, e questo comportava guai per me, perché stringevi sempre più forte…
“Amore, non mi hai ancora detto se ti piace il mio culo… ora puoi vederlo bene… cosa mi dici?”
Chissà perché, quando mi provocavi in quel modo, lo facevi nei momenti in cui stringevi più forte, ed io non ero proprio in grado di rispondere…
“Aaaarrrggghhh….”
“Non dici niente? Allora non ti piace?”

E stringevi ancora più forte, tanto che io ero costretto a tappare disperatamente, ed allora allentavi la presa, e tornavi a strofinarti contro la mia faccia, afferrandomi il cazzo…
“E allora? Non hai niente da dire neanche adesso?”.
“Mmmmffffhhhhh…”

Io ero intontito per la pressione alla testa, confuso ed eccitato per le tue manovre maliziose, e non riuscivo a fare altro che gemere e mugolare… sentivo in pieno tutto il tuo potere, ero inebriato ed intimorito allo stesso tempo…
E se allentavi la stretta, non ti spostavi dalla posizione… mi restavi sdraiata sopra mantenendo il culo ben piazzato a pochi centimetri dai miei occhi, e mi masturbavi, dapprima delicatamente, poi sempre più energicamente…
Poi, dopo qualche tempo, ormai eccitata ed impaziente, ti sollevavi e ti mettevi seduta sulla mia faccia, questo voleva dire che volevi farla finita e volevi soddisfazione, ma non sapevo ancora se mi avresti finito col soffocamento, oppure mi avresti costretto a leccarti fino a farti venire…
…ma lo scoprivo ben presto…
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STRANGOLAMENTO
“Fra 5 minuti ti voglio pronto a combattere!”.
Un giorno, di ritorno dal lavoro, inspiegabilmente arrabbiata per qualcosa che non sapevo, ti fiondasti da me, e mi intimasti con veemenza di prepararmi a combattere…
“Ma… perché… perché questa furia? Possiamo farlo più tardi, così ci prepariamo con calma…”.
“NO!!! ORA!!… IMMEDIATAMENTE!!! Ho urgente bisogno di sfogarmi, e posso farlo solo lottando con te!”.
“E va bene, mi preparo, ma si può sapere che ti prende?”.
“Mi prende che ho avuto una discussione con quell’arrogante del mio capo, e devo sfogare la mia rabbia… non posso certo sfogarmi con lui, perderei il lavoro, ed allora mi sfogo lottando con te… dai, spicciati… non posso aspettare… esplodo…”.
Rassegnato, mi preparai in fretta, mente tu eri già pronta e fremente…
E, mentre mi preparavo, ti sentii dire: “Sai cosa c’è? Avevamo detto che i nostri scontri possono essere vinti non solo con l’immobilizzazione ed il conteggio, ma anche con una presa dolorosa o pericolosa che costringa alla sottomissione… bene… è arrivata l’ora di provare le prese…”.
Restai sgradevolmente sorpreso da questa tua uscita, soprattutto perché l’avevi fatta in un momento di rabbia, ed eri intenzionata a sfogare la tua rabbia su di me…
In effetti, avevamo constatato che eri in grado di sottomettermi facilmente con le forbici alla testa per mezzo delle gambe, così avevamo concordato di andare oltre, per capire se eri in grado di costringermi alla resa anche con una sola presa di braccia.
Naturalmente, data la differenza di peso e di forza fisica soprattutto nelle braccia, tu avresti potuto sottomettermi solo con una presa che ti permettesse di annullare il mio vantaggio.
E tu proprio adesso, in piena crisi di rabbia, volevi provare su di me prese dolorose o pericolose…
“Tesoro, stai pensando a qualcosa in particolare?”.
“Sì. Vedrai… sarà una sorpresa… Allora, sei pronto?”
Dovevo aspettarmelo… purtroppo per me, avevi già pensato perfidamente alle prese di strangolamento….
Provammo in vari modi, così alla fine tu ti facesti un’idea abbastanza precisa di come fare per sopraffarmi e costringermi alla resa con quel sistema, e lo provammo in combattimento.
Per fortuna, provando e riprovando a sottomettermi sotto minaccia di strangolamento, la tua rabbia poco alla volta sbollì, e tornasti ad essere quella di sempre, una lottatrice accanita e determinata a sopraffarmi, ma senza le intenzioni omicide con cui avevi iniziato.
Quello che avevi capito benissimo era che, se riuscivi ad afferrarmi dalle spalle e ad applicarmi una presa di strangolamento efficace standomi dietro, io non avrei potuto far niente, non sarei stato in grado di liberarmi.
Ed infatti la prima volta che andasti a segno fu con una presa dal retro.
Eri riuscita ad aggirarmi velocemente e mi avevi ghermito alle spalle, ti eri inginocchiata e mi avevi messo seduto, mi avevi circondata la gola con il braccio destro, e con il sinistro mi premevi sulla nuca.
Poi con la mano destra avevi afferrato sul retro il tuo braccio sinistro.
In tal modo la mia gola ed il collo erano pressati da tutte le parti, e tu avevi chiuso una presa letale…
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“PRESO!!!!”, esclamasti esultando.
Quando mi sentii intrappolato in quella morsa, mi resi subito conto che ero perduto…
Mi tenevi dalle spalle, non potevo afferrarti con le braccia, la pressione combinata sulla mia gola delle tue braccia incrociate era tremenda… non avevo scampo… mi arresi subito…
Eri eccitata e raggiante, sentivi di avere fatto un passo importante, ora sapevi di avere nelle mani un’arma micidiale per sottomettermi rapidamente…
Dopo avermi costretto alla resa, per la felicità mi mettesti le braccia al collo mentre io ancora me lo massaggiavo, e mi tempestasti di baci…
“Hai visto amore… ci sono riuscita subito… sono contentissima… ora non sono più arrabbiata come prima…”
Io invece da un lato ero contento per i tuoi progressi, ma ero anche un po' acido, perché questa tua nuova abilità metteva paura… era qualcosa di molto, molto, dominante… e si abbatteva su di me…
Da come era cominciata la sessione di lotta, pensai con preoccupazione che se tu eseguivi una presa del genere quando per un motivo qualunque eri incazzata con me, erano guai seri, se non riuscivi a dominarti ed a fermarti in tempo io rischiavo grosso…
Inoltre, questa presa era per te particolarmente eccitante perché mi stavi alle spalle con la testa appoggiata alla mia, e questo ti consentiva di parlarmi sussurrandomi in un orecchio mentre mi strangolavi, così potevi farmi pesare anche a parole il tuo dominio, aumentando il mio senso di inferiorità… umiliandomi e mettendomi paura…
“Amore, non hai scampo, sappiamo entrambi che questa presa è molto pericolosa… ma come vedi io non la stringo… altrimenti… ma ora voglio sentirti ammettere che ti sto dominando… voglio sentirti dire che mi supplichi di non strangolarti…”.
Sentire la tua voce roca ed eccitata che mi sussurrava in un orecchio queste cose tremende, mentre mi prendevi alle spalle e le tue braccia mi circondavano la gola ed il collo, mi faceva sentire impotente ed indifeso nelle tue mani, consapevole che avresti potuto facilmente strangolarmi a morte se solo avessi voluto.
Tutto questo mi metteva in una condizione di soggezione mai provata prima… mi portava alle soglie del terrore… e mi arrendevo immediatamente.
Tu allentavi subito la presa, ed io, ancora in affanno, mi raccomandavo…
“Tesoro, sei stata brava, ma devi promettermi una cosa…”.
“Che cosa?”.
“Devi promettermi di non applicarmi mai questa presa quando per un motivo qualunque sei arrabbiata con me… è troppo pericoloso…”
“Ma, amore… cosa dici? Hai visto che prima mi sono fermata subito… appena tu ti sei arreso. Anche quando ti sottometto con il soffocamento dipende solo da te fermarmi… con lo strangolamento è la stessa cosa.”.
Ma io non ero convinto.
“Sì, è vero che io debbo arrendermi subito quando capisco che non sono in grado di resistere, ma lo strangolamento mi mette troppa paura, specialmente se tu sei incazzata…”
“Ma no, scioccone… la tua è una paura infondata, uno strangolamento non è più pericoloso di un soffocamento, e finora siamo stati bravi ad evitare ogni rischio… dobbiamo proseguire così! Dai, riproviamo…”
Riprovammo. Ma ero troppo intimorito, e mi arresi subito.
Forse troppo presto… la cosa non ti piacque…
“Tesoro, va bene arrendersi se capisci che non hai scampo, ma senza lotta non c’è alcun divertimento… devo arrabbiarmi di nuovo per farti combattere?”.
“NO!!! Ti prego… riproviamo ancora, stavolta farò più resistenza…”.
“Ok, bravo, è così che ti voglio…”.
Feci di tutto per non farmi intrappolare in quella terrificante presa, lottai disperatamente, ma alla fine tu ci riuscisti di nuovo… resistetti allo strangolamento quanto potei, poi, con un filo di voce…
“Ba… basta… mi arrendo… lasciami, ti prego…”.
P
er fortuna eri rimasta soddisfatta della mia resistenza, e mi lasciasti subito…
“Visto, amore? Se tu combatti e cedi solo dopo avermi opposto una valida resistenza, non succede niente di pericoloso… come vedi possiamo continuare…”.
Continuammo… proprio come temevo…
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Old 16-Mar-22, 07:51
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STRANGOLAMENTO 2
In seguito mettesti a segno molte volte questa presa crudele, ogni volta in cui riuscivi ad aggirarmi ed a prendermi alle spalle… ormai sapevamo entrambi che se riuscivi ad aggirarmi ero fregato.
Poco alla volta diventasti esperta nell’uso di quest’arma micidiale, e provasti anche tutte le varianti possibili…
Così, dopo la prima volta che mi avevi strangolato stando inginocchiata, altre volte, dopo avermi afferrato alle spalle e messo in atto la presa, mi trascinavi a terra, sdraiata dietro di me…
Poi scoprii che quello che ti eccitava di più era mettermi sotto e sdraiarti su di me con quella presa terrificante alla gola, per poi baciarmi e leccarmi sensualmente un orecchio, mentre mi sussurravi parole dolci.
“Hai visto tesoro? Ho realizzato le tue fantasie. Ora sono la donna dei tuoi sogni, ti ho immobilizzato proprio come la famosa donna del dipinto, non credi?”.
Io a malapena e con molto sforzo riuscivo a dirti che la lottatrice del dipinto non era una donna crudele come te, e sottometteva il suo uomo con una nelson, non con una presa cattiva come quella che mi stavi applicando tu, ma…
“Oh, ma così è meglio! Molto meglio! E’ più eccitante…”.
E nel dire così continuavi a baciarmi, ma contemporaneamente stringevi la presa ed io ero costretto ad arrendermi immediatamente.
Poi mi rigiravi e mi abbracciavi tenera ed affettuosa come sempre, dopo avermi sottomesso.
Una volta imparata la tecnica, ne approfittasti senza pietà.
Non lottavi, giocavi sadicamente con me… mi permettevi di respirare e dopo qualche secondo aumentavi la pressione sulla gola e mi facevi andare nel panico, e poi ripetevi l’operazione.
Il tuo scopo era dimostrarmi che in qualunque momento avresti potuto strangolarmi sul serio, e così mi costringevi a sottomettermi.
“Amore, sei nei guai… ti vedo così indifeso…”.
Mi parlavi con frasi e toni intimidatori, che mi facevano sentire in pieno la tua forza, il tuo potere su di me, e non potevo fare niente altro che arrendermi ed implorarti di lasciarmi respirare… e tu, eccitata e soddisfatta, allentavi la presa…
Una variante ancora più crudele la escogitasti una volta che, non volendo, ti avevo fatta arrabbiare perché avevo stretto troppo una mia presa e ti avevo procurato un dolore acuto, per fortuna senza conseguenze.
Appena passato il dolore, la tua rivincita fu immediata… e spietata…
Mi avevi messo giù e, sdraiata su di me, mi avevi applicata la solita presa di strangolamento alle spalle, ma non ti bastò… mi ruotasti e mi portasti sopra di te, ma solo per avvolgere i miei fianchi e le mie braccia con le tue gambe, come avevi fatto altre volte, e poi ti mettesti sdraiata di fianco…
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Ora mi strangolavi e mi stritolavi contemporaneamente, mentre, con le braccia bloccate, ero completamente indifeso ed inerme nella tua doppia presa….
Eri ancora incazzata e lo facesti con cattiveria… e con tono intimidatorio mi sussurrasti parole dure in un orecchio.
“Beh, che ne dici? Prima hai voluto farmi provare quanto sei forte, e adesso perché non mi fai vedere come fai a liberarti? Non ce la fai vero? Ora tocca a me farti provare cosa sono capace di farti…”
Stringevi molto forte, troppo forte, sia alla gola che al tronco, a malapena riuscii a balbettare mentre tappavo disperatamente…
“NO! Fermati! Non posso resistere… mi arrendo…”
Ma tu eri implacabile, e continuavi a stringere senza pietà…
“Ah, sì? Ti arrendi…? Ma io non ho ancora finito…”
“Prima non volevo farti male… ti prego, perdonami…”.
“Non volevi farmi male? Però mi hai fatto male… adesso ti faccio male anche io, così siamo pari… perdonami anche tu…”

Mi mollasti solo quando ti rendesti conto che le mie forze erano esaurite, avevo cessato ogni resistenza, ed ero sul punto di perdere i sensi…
Ti alzasti in piedi e rimanesti a guardarmi mentre ero ancora giù e mi riprendevo faticosamente, con la respirazione ancora in affanno.
Ancora non ti era sbollita la rabbia, e mi premesti un piede sulla faccia, guardandomi con aria truce.
“Hai visto cosa succede quando non ti fermi in tempo? Prima mi hai fatto davvero male… Pensa se io non mi fermo in tempo mentre ti strangolo… poco fa per la rabbia per poco non ti ho ammazzato…”
Ti guardai ancora intontito, avevi un’espressione che metteva paura, e se pensavo a quello che mi avevi appena fatto…
“E’ vero, lo ammetto… prima avrei dovuto fermarmi in tempo… non avrei dovuto farti male… ti prego… perdonami…”.
Mi sorridesti rilassata, finalmente era svanita la tremenda carica aggressiva di prima.
“Ok, basta così, ora hai capito di aver sbagliato… spero che non succeda più…”.
“Te lo prometto… saprò controllarmi… ma tu non farmi più una cosa come questa, è troppo crudele…”.

Mi sorridesti con un’espressione ambigua mentre mi aiutavi a rialzarmi…
“Va bene… vedremo… e tu ricordati che quando ti faccio male puoi far cessare il dolore solo con la sottomissione…”.
Lo sapevo, lo sapevo bene… lo stavo imparando a mie spese…
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Old 22-Mar-22, 09:17
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STRANGOLAMENTO 3
Un’altra variante crudele ti venne in mente durante un combattimento.
Mi avevi atterrato ed immobilizzato cavalcandomi la parte alta del petto, dopo avermi bloccate le braccia con le gambe.
In quella posizione, dopo avermi contato ed ottenuta la mia resa, di solito sfogavi la tua libidine mettendoti seduta sulla mia faccia, ma quella volta, sollevandoti sulle ginocchia, non so se per caso oppure per un’ispirazione improvvisa, ti calasti a sedere a gambe larghe non sulla mia faccia, ma direttamente sul collo.
In quel modo il tuo peso gravava tutto sulla mia gola, avvertii immediatamente una sensazione di oppressione e di soffocamento ed iniziai a gemere ed ansimare…
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Tu come sempre mi osservavi attentamente per vedere gli effetti delle tue prese, e notasti subito la mia sofferenza, ti mettesti le mani ai fianchi e mi guardasti compiaciuta …
“Oooh, ma è fantastico, a quanto pare ti sto strozzando con il pube… è come se ti stessi strangolando con la passera…”.
Era vero, avvertivo le stesse sensazioni angosciose di quando mi strangolavi con la tecnica consueta.
Eri a cavalcioni su di me, ma non mi stavi immobilizzando con un classico SGP.
Standomi sopra con le gambe completamente divaricate gravavi su di me con tutto il tuo peso, il tuo pube spingeva con forza sulla mia gola, e mi soffocava…
Non era un SGP, era un’efficacissima presa di sottomissione…
Essere soffocato dal tuo inguine era già di per sé umiliante, ma sottopormi a quella presa esaltava la tua femminilità… lo percepivo benissimo…
Ovviamente lo percepivi anche tu, ed infatti la cosa ti piacque molto e provasti più volte l’efficacia di quella presa…
“Ooh, tesoro, vedi quante cose sa fare la mia passera?”.
“Ma che cosa stai dicendo?”,
risposi a malapena, con un filo di voce.
“Ma sì, lei sa farti godere, ma sa anche farti soffrire… sa come soffocarti… e adesso sa anche come strangolarti… vedi?”.
Ti sollevasti e ti calasti nuovamente giù più volte per verificare l’efficacia della compressione del tuo pube sulla mia gola…
Dopo avere constatato che avevi scoperto un altro terrificante sistema di dominio su di me, felice e soddisfatta ti sollevasti e mi copristi le vie respiratorie con le tue parti intime, guardandomi con intenzione negli occhi, come di consueto.
“Visto, amore? Continuo a fare progressi… sei contento?”
Potevo rispondere solo con parole non intelligibili e con una voce soffocata, ma questo ti divertiva… ti eccitava…
“Ok, tesoro… non capisco quello che dici, ma intuisco che sei contento dei miei progressi… fammi capire quando non ne puoi più e ti libero, va bene?”.
Io in qualche modo mugolavo che eri stata brava… che mi arrendevo, e tu ti sollevavi, facendomi respirare… ma il sollievo non durava molto.
Eri troppo eccitata dalla nuova scoperta e, dopo avermi consentito di respirare, di nuovo ti calavi giù e mi soffocavi per un po', continuando a guardarmi con intenzione negli occhi ed assumendo pose vittoriose.
E, come sempre, ti inventasti anche qualche variante, che naturalmente aumentava la mia frustrazione e la tua sensazione di dominio.
Era ancora più crudele da parte tua afferrarmi alla nuca e tirare in su, poiché in quel modo aumentavi ancora la pressione pubica sulla gola… era insopportabile, insopportabile per me…
Ma non per te, sempre più esaltata dai nuovi orizzonti di supremazia che ti si erano spalancati…
“Mi dispiace, amore, lo vedo che stai soffrendo… e mi dispiace di farti questo…ma sono troppo eccitata… ho ancora voglia di strozzarti e soffocarti… ti prego… resisti… ancora un po' e smetto…”
Andavi avanti, fino a quando, ormai sazia di dominio, ti alzavi e restavi a fissarmi intimandomi di restare giù, ai tuoi piedi.
Ed io ormai sapevo per esperienza che non mi avresti permesso di alzarmi da terra, ma avrei dovuto continuare ad ammirarti dal basso ancora per qualche minuto.
“Visto amore, abbiamo fatto un’altra scoperta eccitante, non credi?”.
“Eccitante? Abbiamo? Dovresti considerare anche il mio punto di vista…”.
“Oh, tesoro, dai, lo sappiamo… tu sei quello che subisce, ma poi, alla fine sei eccitato anche tu… lo vedo da come mi stai guardando…”

Ed infatti ti guardavo con ammirazione, ed ero disposto a restare giù ad ammirarti per tutto il tempo che tu avessi voluto… pur di non dover subire di nuovo le tue voglie perverse.
E tu non mancavi mai di notarlo…
“Tesoro, dalla tua espressione deduco che stai pensando a qualcosa… si direbbe che tu abbia delle strane voglie… ti senti solo laggiù? Vuoi che venga giù a farti compagnia…?”
E, come sempre, non sapevo che cos’altro avevi in serbo per me…
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  #19  
Old 30-Mar-22, 11:07
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TALENTO
Ormai avevamo abbandonato l’idea di darti un vantaggio iniziale, e partivamo sempre alla pari.
I combattimenti avevano alterne vicende, non c’era una supremazia definita.
La differenza fra noi era che tu ci mettevi sempre qualcosa in più, infatti avevi incrementato il pilates, avevi cominciato a correre regolarmente, e ti eri messa a guardare e studiare video di mixed wrestling, in cui si vedono donne che applicano tecniche di sottomissione sugli uomini, li riducono all’impotenza o li massacrano, e poi li deridono e li umiliano.
E così i tuoi muscoli erano diventati più tonici e più elastici grazie al pilates, avevi una migliore resistenza di fondo grazie alle corse sempre più lunghe, stavi acquisendo delle tecniche di lotta che imparavi dai video, e poi le mettevi in pratica su di me…
Io ero prima la tua cavia, e poi la tua vittima...
Ma soprattutto avevi una dote naturale: spesso, nelle situazioni di incertezza, quando eravamo in una fase di stallo e nessuno riusciva a prendere il sopravvento, tu improvvisamente tiravi fuori un asso dalla manica e facevi la mossa giusta per mettermi in difficoltà, per atterrarmi o per immobilizzarmi.
Non credo che quelle tue mosse fossero preparate, anche se guardavi attentamente e studiavi i video di MW, penso invece che tu le facessi d’istinto, senza averle programmate.
Se era così, ed io penso che fosse così, vuol dire che avevi una predisposizione innata, un vero talento per la lotta, e con la pratica stavi diventando un’esperta lottatrice, mentre io miglioravo, ma non avevo né la tua resistenza, né le tue intuizioni, non avevo il tuo talento…
Poco alla volta l’equilibrio si ruppe, sempre più spesso eri tu ad avere la meglio, io mi impegnavo, ma alla fine ero costretto a cedere per sfinimento, perché non avevo la tua resistenza allo sforzo prolungato, oppure ti inventavi qualcosa che mi sorprendeva, o mettevi in atto qualcosa che mi soggiogava.
Una cosa che avevi imparato a fare molto bene e con facilità era sbattermi giù ed immobilizzarmi velocemente.
Appena mi ritrovavo a terra io naturalmente cercavo di sollevarmi, di divincolarmi, di non farmi bloccare, ma tu mi inchiodavi subito giù premendomi senza riguardi un ginocchio sulla testa, e mi afferravi contemporaneamente il cazzo.
Io smettevo immediatamente di divincolarmi, così potevi sistemarti con comodo a cavalcioni su di me.
Era la tua posizione preferita per vincere: mi stavi sopra bloccandomi i polsi a terra, con le ginocchia sulle mie braccia, e mi guardavi sorridendo dall’alto, ti piegavi su di me e mi mettevi le tette a pochi centimetri dalla faccia.
Immagino che per te fosse una posizione eccitante, ad alto tasso di erotismo… e sapevi fin troppo bene che lo era anche per me…
Tuttavia in quella posizione non sempre mi bloccavi completamente.
Spesso, se avevo ancora le forze per farlo, riuscivo a spostare il tuo peso di lato, ed avrei potuto anche disarcionarti.
Ma tu avevi pronta la contromossa: se riuscivo a spostarti di lato assecondavi il mio movimento e contemporaneamente mi catturavi la testa fra le cosce bloccandola con le mani alla nuca.
Poi iniziavi a stringere incrociando le caviglie, schiacciandomi la faccia contro l’inguine…
E così, se non ce la facevi ad immobilizzarmi stando a cavalcioni su di me, mi mettevi KO con una soffocante forbice alla testa, da cui non ero in grado di uscire…
Come al solito, quando vincevi, mi prendevi in giro, ma ora avevi un nuovo argomento che mi feriva e mi umiliava particolarmente…
“Tesoro, ora lottiamo senza vantaggi iniziali per me… ma mi sa che adesso il vantaggio dovresti averlo tu, perché vinco sempre io… non credi, amore?”.
Notavi l’effetto deprimente che provocavi su di me quando mi dicevi cose del genere guardandomi intensamente negli occhi, e questo ti divertiva…
Spesso poi, dopo avermi sopraffatto, assumevi pose vittoriose, mi giravi intorno mentre ero disteso ai tuoi piedi sconfitto… e se facevo il gesto di sollevarmi mi premevi un piede sul petto e mi ricacciavi giù…
Stai giù! Ti ho battuto… ora IO sto in piedi e TU devi restare disteso a terra… ai miei piedi … potrai sollevarti solo se e quando IO te lo permetterò…”.
I tuoi occhi erano sempre fissi nei miei mentre mi premevi un piede sul petto, e poi con quel piede mi tastavi tutto, ma proprio tutto, a significare che, sconfiggendomi, avevi conquistato il mio corpo, ed esso ora apparteneva a te… una vera e propria affermazione di proprietà…
Poi mi sovrastavi in piedi a gambe larghe sulla mia faccia…
Dopo avermi dato tutto il tempo di ammirarti dal basso, ti calavi lentamente, e ti sedevi su di me con le braccia sollevate in gesto di vittoria.
Ma dopo un po' non potevi resistere all’impulso di sederti direttamente sulla mia faccia…
Non lo facevi per soffocarmi, ed infatti mi permettevi di respirare, e mi guardavi sempre intensamente negli occhi, credo che con quel gesto volessi ribadire e farmi sentire la tua superiorità, il tuo dominio…
“Amore, hai visto come sono diventata brava? Posso batterti come e quando voglio… ormai in una lotta fra me e te non c’è storia…”
Io guardavo affascinato tutti i tuoi gesti e le tue pose mentre ti godevi il trionfo… in quei momenti, una volta smaltita la rabbia e la frustrazione per la sconfitta, sentivo che ero pazzo di te e ti adoravo mentre mi sovrastavi o mi cavalcavi e sorridevi orgogliosa guardandomi con aria di trionfo…
Se me lo permettevi ti accarezzavo le cosce oppure il seno, e ti esprimevo la mia ammirazione…
“…mi hai battuto e ti stai godendo la vittoria, ma non mi dispiace di avere perso, perché così posso ammirarti… sei irresistibile nella tua posa vittoriosa… sono fiero di te… sei una donna meravigliosa… una grande lottatrice… sei la fantastica dominatrice che ho sempre desiderato e sognato… ed io sono un uomo fortunato…”
A quel punto ti intenerivi e mi facevi alzare, mi abbracciavi stringendoti a me, e ti lasciavi andare ad effusioni amorose… la tigre si trasformava in una gattina tenera che mi faceva le fusa.
MI dicevi che ti dispiaceva per quello che mi avevi appena fatto, ma non ti pentivi… chiedevi perdono… mi scongiuravi di crederti che anche quando mi maltrattavi e mi umiliavi il tuo amore per me non veniva meno…
Ma entrambi sapevamo bene che mi avresti sconfitto ancora, mi avresti sottomesso ed umiliato ancora, ancora mi avresti chiesto perdono accarezzandomi e baciandomi… e poi di nuovo il ciclo sarebbe ripreso…
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TECNICA
Da quando avevi iniziato a guardare i video di MW eri migliorata e di molto, lo sapevi tu, e lo sapevo soprattutto io, che ne subivo le conseguenze.
Quando vedevi una nuova presa o una nuova tecnica mi chiedevi subito di provarla, il che voleva dire che io la dovevo subire, e tu la ripetevi all’infinito, fino a quando non riuscivi ad applicarla con facilità.
Così, poi, durante i combattimenti, la mettevi in opera contro di me e mi fregavi.
In realtà, vedendo i tuoi movimenti, intuivo quello che stavi per farmi, ma non avevo le contromosse, e così restavo soccombente mentre tu eri soddisfatta per avere sperimentato e messo in opera un nuovo modo per sopraffarmi.
Pensammo anche di filmare i nostri scontri, per poterli poi riguardare e commentare, correggendo gli errori.
Solo però che rivederci avvinghiati corpo a corpo in scene di lotta, soprattutto nel combattimento a terra, non poteva lasciarci indifferenti, e così i commenti tecnici li facevamo solo in un secondo momento…
Ben presto scoprimmo che fare dei corpo a corpo in maniera non più tanto istintiva ci eccitava anche di più: sopraffare e sottomettere l’altro non in maniera casuale e selvaggia, ma ragionata, dava soddisfazioni diverse, forse più cerebrali.
In ogni caso vedevo che tu eri al settimo cielo per la soddisfazione quando riuscivi a mettere a segno un movimento, una presa, che ti dava un vantaggio su di me e ti permetteva di schienarmi…
Ora il tuo totem non era più tanto sottomettermi immobilizzandomi a terra e costringermi alla resa con una presa dolorosa o soffocandomi, il massimo della soddisfazione per te consisteva ora nello schienarmi… cioè riuscire a mettermi a terra con entrambe le spalle, e contarmi, cosa effettivamente non tanto facile, specie se io mi impegnavo per impedirtelo.
Così avevamo delle lunghe ed estenuanti sessioni di lotta a terra in cui spesso tu eri in vantaggio e mi voltavi e mi rivoltavi, cambiavi posizione e mi afferravi da tutte le parti, ma facevi fatica a schienarmi perché io in qualche modo riuscivo sempre a sollevare una spalla…
Il tuo talento naturale per la lotta ti permise di applicare su di me delle tecniche che invece io non sono mai riuscito ad imparare.
Una di queste era una tecnica di atterramento e schienamento difficile, che io subivo, ma ti invidiavo.
Nella posizione di partenza in piedi, uno di fronte all’altra, tu improvvisamente mi afferravi la testa e portavi subito in avanti la tua gamba destra.
Ti lanciavi all’indietro e mi trascinavi verso terra con te, sdraiandoti.
A questo punto sollevavi la gamba che tenevi puntata contro il mio addome, e sempre tenendomi bloccata la testa, riuscivi a sollevarmi ed a rovesciarmi, facendomi fare una capriola.
Appena toccavo terra mi trovavo sdraiato sulla schiena, e tu, facendo leva sul braccio destro che mi bloccava sempre la testa, ti giravi immediatamente, senza darmi il tempo di riavermi, e ti venivi a trovare su di me in posizione nord-sud.
Velocemente ruotavi il corpo su di me, tenendomi sempre sotto controllo, mi intrappolavi un braccio fra le cosce, mi afferravi e bloccavi l’altro braccio, e mi inchiodavi a terra con tutto il tuo peso.
A quel punto ero in trappola, immobilizzato e con le spalle a terra… provavo a scrollarti di dosso, a fare il ponte… ma era ormai inutile… potevi contarmi con calma sorridendo di soddisfazione per la riuscita del tuo gesto tecnico…
Ricordo molto bene la prima volta che riuscisti a farlo. Appena mi mettesti sotto dopo avermi rotolato eri eccitatissima per esserci riuscita, e mi contasti più velocemente del solito.
Appena finito, invece di goderti il trionfo continuando a tenermi sotto scacco come facevi normalmente dopo avermi battuto, balzasti in piedi esultando come un calciatore che avesse segnato un gol da posizione impossibile…
“Wow! L’ho fatto! E’ stato fantastico, non mi fai i complimenti?”

Io rimasi stupefatto e disorientato ed anche incredulo. Mentre tu esultavi ero ancora a terra e sbottai contrariato.
“Non riesco a crederci che tu l’abbia fatto… è stato un colpo fortunato…”.
Subito non dicesti niente, ma la mia osservazione chiaramente ti aveva dato fastidio, e mi rispondesti acida.
“Può darsi che sia stato un colpo fortunato… non ci resta che riprovare… e tu ora sai da cosa ti devi difendere…”.
Riprovammo… e le cose andarono esattamente come in precedenza… mi ritrovai di nuovo immobilizzato e contato con le spalle a terra…
Stavolta non saltasti in piedi esultando, ma rimanesti a terra sopra di me, schienato ed immobilizzato, e con uno sguardo fiero mi fissasti negli occhi, a pochi centimetri dai miei.
“Ed ora che ne dici? Sono stata di nuovo fortunata?”.
Io restai a terra a guardarti con ammirazione, ancora incredulo per quello che eri riuscita a fare di nuovo… Decisamente non era stato un colpo fortunato… eri stata proprio brava.
Non potei fare a meno di farti un piccolo applauso, e tu mi abbracciasti felice come se fossi stato il tuo coach e non il tuo avversario sconfitto.
Quella volta non sentisti il bisogno di sottomettermi…
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